Terni, due settimane in obitorio in attesa di un'identità : Ha un nome il detenuto marocchino che si è tolto la vita in cella, ora l'autopsia

Terni, due settimane in obitorio in attesa di un'identità : Ha un nome il detenuto marocchino che si è tolto la vita in cella, ora l'autopsia
di Nicoletta Gigli
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Mercoledì 7 Settembre 2022, 09:15

TERNI - Due settimane fa si è tolto la vita nella cella del carcere di Sabbione dove stava scontando una condanna definitiva ed è ancora all’obitorio dell’ospedale di Terni.

E questo perché dopo il decesso del detenuto nordafricano, 49 anni, è emerso che l’uomo, che aveva detto di essere algerino, aveva utilizzato un alias e non era possibile dargli con certezza un’identità che consentisse di poter procedere all’autopsia e poi al rimpatrio nel suo paese.

Sono stati giorni di grande lavoro e di riscontri per la polizia penitenziaria del carcere di Sabbione, che ha avuto anche il supporto dell’Imam, Mimoun El Hacmi. Solo in queste ore è stato possibile dare  un nome certo al detenuto che si era procurato, lo scorso 23 agosto, gravissime lesioni con una lametta.

Il decesso il giorno seguente, all’ospedale “Santa Maria”.

Si tratta di un marocchino che, da quanto emerge, negli anni passati ha fornito diversi alias nelle città in cui era stato arrestato. Una pratica molto frequente quella dell’uso degli alias da parte degli extracomunitari, che poi vengono identificati grazie ai rilievi dattiloscopici fatti al momento dell’ingresso in Italia.

Il giallo si è risolto grazie al numero seriale con cui le forze di polizia lo inserirono in banca dati dopo il suo arrivo in Italia, che risale agli anni novanta.

A  Sabbione il 49enne marocchino era arrivato a maggio dal carcere di Perugia. Era uno dei detenuti che, per motivi di ordine e sicurezza, erano costretti a frequenti spostamenti tra un penitenziario e l’altro. Lui, che a Terni non voleva stare e che aveva perso i contatti con i parenti, più volte aveva protestato per chiedere di essere trasferito altrove. Il fine pena per il detenuto, deceduto al “Santa Maria dopo le gravissime lesioni che si era procurato in cella, sarebbe arrivato tra un anno.

In carcere, dove stava scontando una condanna definitiva, aveva dichiarato di essere algerino ma dopo il decesso è emerso che quella non era la sua vera identità.

I rilievi dattiloscopici, il punto fermo per tutti gli extracomunitari arrivati in Italia, hanno consentito di conoscere il vero nome del 49enne e il paese di provenienza.

«In questi giorni del caso si sta occupando il console marocchino - conferma Mimoun El Hacmi - sono state inviate anche le sue foto in Marocco ai parenti.  La vicenda - aggiunge l’Imam - dovrebbe risolversi nel giro di qualche giorno».

Sulla vicenda il sostituto procuratore, Raffaele Pesiri, ha aperto un fascicolo, delegando le indagini alla polizia penitenziaria. Nei prossimi giorni ci sarà l’autopsia e successivamente saranno perfezionate le pratiche per il rimpatrio del detenuto nel suo paese d’origine.

«Il tema dei suicidi in carcere - ha detto l’avvocato Giuseppe Caforio, garante regionale dei diritti dei detenuti - è diventato il principale argomento della conferenza dei garanti italiani. E’ stato predisposto un documento, con richiesta di intervento urgentissimo del dap di tutte strutture carcerarie, perché il fenomeno ha assunto una rilevanza quantitativa oramai preoccupante, con dati mai visti nella storia delle carceri italiane.

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