Terni, "Ridha era forte, non può averlo ucciso solo una persona": Lo sfogo del cognato del tunisino ucciso a Borgo Bovio

Terni, "Ridha era forte, non può averlo ucciso solo una persona": Lo sfogo del cognato del tunisino ucciso a Borgo Bovio
di Nicoletta Gigli
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Venerdì 2 Dicembre 2022, 08:06

TERNI - «Per uccidere di botte Ridha servivano almeno tre persone. Mio cognato era una persona forte fisicamente, in grado di sollevare 500 chili con una mano. In attesa delle indagini sappiamo solo di aver perso una persona generosa e sorridente, che aiutava sempre tutti. Non è giusto che sia stato ammazzato come una bestia senza una ragione».

Dhaker e la moglie Jalila, sorella del tunisino finito a calci e pugni a Borgo Bovio perché avrebbe cercato di mettere la pace tra chi stava litigando dopo un banale incidente stradale, sono certi che il cerchio sull’omicidio non sia chiuso. E che l’arresto di Samuel, 26 anni, nigeriano, per omicidio, sia solo l’inizio di un giallo nel quale sono sicuramente coinvolte più persone.

«Non aveva nemici, non aveva giri strani, stava qui da quasi vent’anni e aveva una forza che metteva paura. Non può averlo ucciso una sola persona - insiste Dhaker - di questo sono certo».

Che Ridha sia stato massacrato a mani nude, colpito a lungo con disumana ferocia, gli investigatori l’hanno capito leggendo il primo referto dei sanitari del 118 intervenuti domenica sera in via Marche, che parla di «morte violenta per trauma cranico».

Sul corpo senza vita «disteso supino a terra, i segni di trauma del volto e del corpo, ecchimosi dell’orbita sinistra, edema dell’orecchio destro, ferita alla fronte e alle labbra».

Ieri il gip, Simona Tordelli, ha messo un altro punto fermo su indagini che vanno avanti senza sosta. Ha disposto che Samuel Obagbolo, 26 anni, nigeriano, incensurato, accusato di omicidio volontario, debba restare in carcere. Una misura necessaria per il pericolo di fuga dell’indagato «posto che lo stesso, dopo i fatti - scrive il gip - si è allontanato dal luogo del delitto rendendosi irreperibile per 24 ore, recandosi a Perugia e dichiarando di non voler rientrare a Terni».

Durante l’interrogatorio di garanzia Samuel si è avvalso della facoltà di non rispondere: «In questo momento riteniamo di non dover spiegare alcunché - dice il suo legale, Francesco Montalbano Caracci -  lasciamo gli inquirenti, nei quali abbiamo la massima fiducia, fare il loro lavoro.   Presenteremo istanza di riesame perché a nostro modo di vedere gli indizi non sono così gravi da giustificare quella misura. C’è molta contraddizione fra i vari testimoni, su quello che sia successo, sulle versioni fornite da chi era presente. Il quadro è ben più complesso di come appare».

Oggi l’udienza per il conferimento dell’incarico al medico legale, Luca Tomassini, cui la procura ha affidato l’autopsia sul corpo di Ridha. Montalbano Caracci e Maurizio Filiacci, legale della famiglia della vittima, non nomineranno consulenti di parte avendo «piena fiducia nel lavoro della procura e del tribunale».

Gli investigatori dell’arma, coordinati dal pm, Barbara Mazzullo, continuano a sentire altri testimoni. Con la certezza di poter rimettere insieme i tasselli che ancora mancano per completare un puzzle complicato.

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