Terni, multe a minigonne e scollature, l'ordinanza anti prostituzione del sindaco di centrodestra. Protesta l'opposizione

La minoranza: "Come sempre, a rimetterci sono le donne e un ideale di abbigliamento"

Terni, multe a minigonne e scollature, l'ordinanza anti prostituzione del sindaco di centrodestra. Protesta l'opposizione
di Vanna Ugolini
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Giovedì 28 Ottobre 2021, 15:26 - Ultimo aggiornamento: 22:01

Donne ai margini, ridotte a decoro urbano, messe alla stessa stregua dei bidoni dell'immondizia rotti, delle buche, della pavimentazioni staccata o dei lampioni rotti. L'ordinanza del sindaco di Terni, Leonardo Latini, centrodestra, contro il degrado colpisce. Perché per degrado si intende l'esposizione eccessiva dei corpi delle donne che potrebbe essere punite con multe che vanno dai 200 ai 600 se questo accade in determinate vie della città.

 

Il problema dello sfruttamento della prostituzione, di chi è costretta a vendersi, perchè finita nella lunga catena di violenze e privazioni dei diritti, non è minimamente sfiorato. Non si prende in considerazione una eventuale complicità dei clienti con gli sfruttatori: i rischi connessi alla prostituzione derivano dagli orli troppo corti delle gonne, da profonde scollature, forse, finanche dall'ammiccamento degli sguardi.

Non si parla di alleanze con le forze dell'ordine per sradicare o contenere questo fenomeno che, oramai, è in mano alla criminalità organizzata. Se, invece, portano le gonne lunghe, viene da chiedersi, va bene se subiscono comunque violenza e sfruttamento? E se qualche ragazza passa per le vie indicate nell'ordinanza con la minigonna ma non ha niente a che vedere con il fenomeno della prostituzione, verrà multata ugualmente?

Non c'è  una parola, nell'ordinanza, su interventi di prevenzione, niente. Una ordinanza che ha fatto alzare in piedi i consiglieri d'opposizione e che ha fatto scrivere una nota a Federico Burgo, vice presidente dell'associazione Terni Valley.


«L'ordinanza si riferisce chiaramente al comportamento ma soprattutto all'abbigliamento: niente leggi che perseguono con maggiore intensità gli atteggiamenti inequivocabilmente criminali, niente incremento della vigilanza notturna, nulla di questo genere, nessun intervento fattivo e quantificabile: come sempre, a rimetterci sono le donne, e un ideale di abbigliamento che non solo non è chiaro (sono quindi vietate le gonne? E di quale lunghezza? Sono vietate le scollature, e di quale profondità?), ma va a ledere la libertà individuale in nome di un decoro tanto ridicolo quanto anacronistico».


Insomma, secondo Burgo «per contrastare fenomeni come la prostituzione si interviene sull'abbigliamento delle donne, si puniscono le donne e la loro libertà di vestirsi, in linea con un ideale di società antica e patriarcale, oltre che paternale».


E Alessandro Gentiletti, Senso civico: «Non si può credere che, oggi, con tutto quello che sappiamo, con le implicazioni criminali che questo fenomeno comporta, si pensi di risolvere un problema facendo pagare le multe per le minigonne».

Donne come elementi di decoro urbano dunque o, anche, colpevoli di problemi di viabilità: la multa si rischia pure se si inducono i conducenti di auto a fare manovre azzardate per avvicinarsi a loro. Dalla prima mela, alle donne sono sempre state attribuite tante responsabilità nel corso della storia: a quelle, oggi, se ne aggiunge una nuova: pericolo per la circolazione stradale.

«Roba da Medioevo», tuona il giudice di Cassazione Angelo Socci, che tanto ha lavorato a Terni sui reati di violenza contro le donne. 

 Stefania Parisi, già assessora alla scuola e all'ambiente del Comune di Terni, a lungo presidente dell'Istess, l'istituti di studi teologici di Terni: «Il degrado di un territorio è tutt'altra cosa e trova in altri fattori le cause. E' imputabile ad una scarsa attenzione della ordinaria amministrazione alla vita della città e si nota nella presenza di buche stradali, nella mancanza di riordino e cura degli spazi verdi, nella scarsa presenza dei vigili, nell'inadeguato piano del traffico. Il degrado di Terni si lega a questi aspetti fisici, che balzano agli occhi a chiunque».  «Se per molti aspetti lo strabismo del sindaco suscita ilarità per altri rappresenta una posizione offensiva rispetto al problema grave della prostituzione - evidenzia  Parisi - e della tratta delle donne, molte delle quali minori. Sembra che ci sia una gran confusione nell'interpretazione del problema da risolvere».
Il degrado cittadino, infatti, non si supera multando abbigliamenti succinti o punendo le vittime della prostituzione. «Si risolve invece con una azione educativa - segnala la Parisi- tesa a far capire alla popolazione maschile che le donne in questo caso sono vittime di una mentalità che le incastra».

Valentina Galluzzi (Associazione Terni Donne) è tra coloro che non ci trova niente da ridere nell'ordinanza, estensione di una simile in vigore dalla scorsa estate e che non ha portato ad alcuna multa. «Non ci sono stati controlli - afferma Galluzzi - segno che si tratta di un'azione di facciata che non risolve alcun problema, né quello del decoro, nè quello grave dello sfruttamento della prostituzione. Credo che il Comune debba impiegare le risorse in favore delle donne anche in considerazione del fatto che l'ente è partner di progetti contro la tratta dei minori.

Da architetto e urbanista, anche Francesco Andreani, dice la sua: «Non si annullano le contraddizioni della città solo vietandole o nascondendole, siano esse prostituzione o povertà. Per chi si occupa del bene pubblico ritengo che ci sia un decoro non visibile che è più importante del decoro visibile. Poi personalmente ritengo che i problemi del decoro visibile in questa città, della sua vivibilità e anche della sua bellezza, siano altri e vadano ancora affrontati».

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