TERNI - Due testimoni e l’acquisizione dei tabulati telefonici per cercare di fugare i dubbi che ancora ci sono intorno al delitto di Borgo Bovio.
L’ipotesi è che qualcuno possa aver mentito sulla ricostruzione dell’omicidio di Ridha Jamaaoui, 39 anni, tunisino. Ammazzato come un cane il 27 novembre scorso mentre tentava di mettere la pace tra un italiano e un nigeriano che stavano litigando dopo un banale incidente stradale,
Mercoledì mattina in aula il gip, Barbara Di Giovannantonio, ha accolto la richiesta dell’avvocato, Francesco Montalbano Caracci, legale di Sanuel Obagbolo, 26 anni, nigeriano, in cella a Capanne con l’accusa di aver ucciso Ridha. Samuel, unico imputato per l’omicidio di Borgo Bovio, parlerà per la prima volta nell’udienza fissata per il 4 luglio.
Dopo essere rimasto in silenzio per sette mesi il giovane nigeriano racconterà in aula la sua verità su ciò che accadde quella sera.
Il giudice ha dato l’ok al processo che sarà celebrato con il rito abbreviato condizionato a una minima attività istruttoria che sia influente ai fini della decisione.
Il 4 luglio saranno sentiti due testimoni. Si tratta del medico legale, Luca Tomassini, che ha svolto l’autopsia su incarico del pm, Barbara Mazzullo, per accertare le cause del decesso, e di una persona che è già stata escussa a sommarie informazioni nella prima fase d’indagine.
Durante l’udienza saranno acquisiti anche specifici tabulati telefonici che diranno qualcosa in più sulle conversazioni tra alcune delle persone presenti sulla scena del delitto nel momento in cui Ridha, fiaccato dalle botte, si accasciava lungo il vialetto che conduce ai condomini di via Marche.
Una scena cui hanno assistito diversi residenti dalle finestre di casa. Nessuno di loro però, durante le indagini portate avanti dai carabinieri, è stato in grado di raccontare con certezza chi abbia fatto cosa tra quelle cinque o sei persone che si inseguivano urlando a squarciagola.
«Pur non potendo raggiungere per parte nostra la prova esatta di quello che è successo - dice Francesco Montalbano Caracci - riteniamo importante approfondire alcuni aspetti che possono aiutare a mettere a fuoco i reali accadimenti»
In aula, oltre a Samuel Obagbolo, accusato di omicidio preterintenzionale, ci sono i familiari di Ridha che chiedono giustizia.
Il giudice ha ammesso la costituzione di parte civile della sorella e del cognato della vittima e della figlia minore di Ridha Jamaaoui. I primi due sono assistiti dall’avvocato Maurizio Filiacci, la minore da Paolo Cipiccia.
«Le indagini si sono concluse in tempi rapidi - dice Filiacci - ora non resta che attendere una pronuncia che accerti le responsabilità e che renda giustizia alla famiglia della vittima».
In aula, durante la prossima udienza a porte chiuse, il medico legale incaricato dalla procura entrerà nel dettaglio degli accertamenti peritali. Ridha, è stato accertato in sede di autopsia, è stato ucciso a mani nude. Raggiunto da almeno sei colpi in testa e in faccia che hanno reso irriconoscibile il suo volto. Colpi che confermano la ferocia di infierì su di lui ripetutamente e con una violenza bestiale anche quando ormai era a terra agonizzante.
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