Terni, presidi e prof divisi sul rientro in classe. Canolla (Ipsia): «Ho comprato diecimila mascherine ffp2 almeno per resistere»

Terni, presidi e prof divisi sul rientro in classe. Canolla (Ipsia): «Ho comprato diecimila mascherine ffp2 almeno per resistere»
di Alberto Favilla
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Domenica 9 Gennaio 2022, 16:04 - Ultimo aggiornamento: 17:44

Si riparte. Da domani mattina. In tutte le scuole ternane di ordine e grado. Non sono bastate le proteste di insegnanti, studenti, famiglie, sindacati, e stavolta ci sono anche i Presidi, per convincere il Governo a posticipare la riapertura delle scuole o addirittura andare in Dad, come richiesto espressamente dai Dirigenti scolastici, fino a fine mese quando si prevede, almeno è quello che sostengono gli esperti, il raffreddamento del virus. Tutti, insomma, non vorrebbero tornare a scuola, è un fatto di sicurezza, ma la questione ormai ha assunto solo la dimensione politica. Tutti, o quasi, sono per il no, e questa volta, lo abbiamo già accennato, c’è anche la presa di posizione dei Presidi che – sono oltre 2000 – hanno firmato un appello (è stato definito così) indirizzato al Premier Draghi e al Ministro Bianchi dove si invita il Governo a non riaprire le scuola ma di andare in Dad fino al 31 gennaio.

 «Io sono tra i firmatari perché ravviso delle criticità nella gestione del rientro in presenza e poi anche perché i dati che negli ultimi giorni ci vengono forniti da studenti, docenti e Ata positivi fanno pensare che le scuole dovranno nei prossimi giorni fronteggiare un ulteriore incremento di casi– spiega la Preside del Liceo Donatelli di Terni Luciana Leonelli – per la copertura di eventuali assenze del personale docente si fanno i conti con alcune graduatorie esaurite e disponibilità di aspiranti supplenti che possono essere a loro volta positivi o non sempre in regola con gli adempimenti vaccinali per cui la gestione sarà davvero complessa. Non sono una che si rifiuta di affrontare la complessità, ma considerando anche la creazione di colli di bottiglia evidenti, sia nel sistema dei tracciamento dell’Usl che delle farmacie, credo che ci attendano giorni molto impegnativi con una didattica formalmente in presenza ma di fatto a singhiozzo».

Un altro che nutre grosse perplessità sulla riapertura della scuola è il Preside dell’Ipsia di Viale Brin Fabrizio Canolla anche se lui ha dei motivi affinchè il suo Istituto torni al più presto a “funzionare” in presenza. «Si capisce bene che per noi, essendo un Istituto professionale, andare in Dad significherebbe dimezzare la didattica. I laboratori sono essenziali – argomenta il preside Canolla – Allo stesso tempo sono convinto che tornando a scuola saremo invasi da una tempesta di contagi. Durante le festività noi abbiamo avuto 11 insegnanti positivi. Io per tamponare la situazione ho deciso intanto di acquistare 10 mila mascherine Ffp2 per tamponare almeno i contagi e resistere.

Resto comunque convinto che non basta chiudere le scuole per risolvere il problema. Servono controlli più severi e penso ai Trasporti, allo sport dove invece i contagi restano alle stelle». Anche tra i professori molte sono le perplessità nonostante ci sia chi ha un punto di vista diverso. «Io dico che è un obbligo morale tentare di ripartire anche perché il nostro Paese è quello che ha chiuso prima le scuole e ha riaperto più tardi – spiega il professor Vichi, una voce fuori dal coro, docente di un Liceo ternano – L’Umbria poi è la Regione che ha tenuto più tempo in Dad superiori e medie. Si doveva fare di più prima, tipo sdoppiamento delle classi prime, acquisto di sanificatori d’aria, uno screening di massa degli studenti. Insomma, arriviamo sempre in ritardo e a pagare è sempre la scuola».

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