È da poco giunto in libreria “La forza mite del riformismo. Riflessioni di un cattolico liberale sulla crisi di inizio secolo”, editore il Mulino, che raccoglie una seleziona di scritti di Giorgio Armillei. Il volume ripropone un’ampia raccolta di articoli pubblicati nel corso degli ultimi quindici anni su alcuni importanti blog nazionali, in gran parte nel blog del gruppo del Landino, sui temi della politica italiana ed europea e sul cattolicesimo del nostro paese.
Stimato da tanti a Terni, dove è stato funzionario del comune di Terni, oltre che assessore alla cultura, e vice presidente dell’Azione cattolica diocesana, Giorgio Armillei, recentemente scoparso, ha coltivato un dialogo vivace e generoso con molteplici realtà cittadine, sempre interessato a un confronto aperto capace di superare e rendere irrilevanti gli steccati e le chiusure che affliggono e impoveriscono non di rado anche la vita di una città come Terni.
Ora il libro ce ne restituisce, attraverso i suoi stessi scritti, il profilo intellettuale nelle sue diverse sfaccettature. Le introduzioni di Carlo Fusaro, Sergio Fabbrini e mons. Vincenzo Paglia collocano il suo contributo dentro le grandi questioni politiche dei nostri giorni e ne evidenziano originalità e ricchezza.
Dopo aver ricevuto attenzione a livello nazionale, venerdì prossimo, 11 novembre, alle 17,30 presso Palazzo Gazzoli il libro sarà presentato anche a Terni in un incontro pubblico organizzato dall’Azione cattolica di Terni Narni Amelia, introdotto da Stefano Ceccanti, costituzionalista e docente di Sapienza Università di Roma, e Luca Diotallevi, Presidente diocesano di Azione cattolica.
La cifra più originale della ricerca condotta da Giorgio Armillei e che emerge dal libro, sta probabilmente nel confronto senza timori e senza reticenze con il cambiamento sociale e politico, avendo come unica certezza che al suo interno vanno trovate le opportunità di far crescere il bene comune e i motivi di speranza per i quali impegnarsi. Compito di un generoso lavoro intellettuale è ricercare queste opportunità e questi motivi, portarli allo scoperto, farli crescere a vantaggio di tutti.
Di fronte allo stravolgimento di posizioni consolidate e di certezze date per acquisite che caratterizza il tempo presente, Giorgio Armillei non cede mai alla tentazione delle fughe in avanti velleitarie o alle nostalgie regressive.
Di fronte all’onda crescente dei populismi e dei sovranismi non rinuncia a credere fermamente che vi siano invece spazi per riaffermare e far prevalere le ragioni della democrazia liberale come unica via per far crescere il bene comune. Ma lungo questa strada ritiene necessario che si accetti fino in fondo la logica del cambiamento, del confronto con le dinamiche sociali, con il futuro che si fa strada e che sfida le certezze di ieri. Molti suoi scritti, quindi, sono impegnati a mostrare il carattere insopportabilmente regressivo dei conservatorismi di destra e di sinistra. E sono i secondi più dei primi quelli che con i quali in modo instancabile persegue un confronto senza reticenze, in quanto atteggiamenti nefasti per una sinistra riformista che voglia essere all’altezza della sfida di costruire oggi le condizioni di giustizia sociale e di libertà nelle società avanzate contemporanee.
Più in generale, un conservatorismo della cultura politica del nostro paese, quello contro il quale si schiera e argomenta Giorgio Armillei, con ricadute particolarmente gravi specificamente sulla cultura istituzionale. È proprio sul terreno delle riforme istituzionali, infatti, che si gioca la partita decisiva per mettere in grado la politica italiana di diventare efficace sul piano delle politiche. E infatti è al lungo e faticoso percorso della transizione istituzionale italiana che egli dedica le sue maggiori energie. Un percorso che contribuisce a disegnare e ad accompagnare con realismo corroborato dal serrato confronto con le esperienze delle altre democrazie avanzate. Un percorso necessario a favorire la crescita della società italiana e che eppure da decenni rimane incompiuto.
A completare il ritratto intellettuale di Giorgio Armillei, il libro rende chiaro come la fiducia che anima il suo lavoro intellettuale e il suo stesso riformismo abbia radici spirituali profondissime nella sua fede cristiana. Egli si colloca dentro quel cammino della chiesa cattolica che ha avuto una spinta vitale giusto sessant’anni fa dal Concilio Vaticano II. Né gli sfugge come il travaglio istituzionale e politico del nostro paese soffra in modo acuto il vuoto creato dalla crisi del cattolicesimo politico italiano, il suo essersi smarrito dentro i meandri della secolarizzazione e del cambiamento sociale. E questo è l’altro fronte dell’impegno intellettuale di Giorgio, quello della ricerca delle opzioni e delle parole a partire dalle quali rinnovare e ridare voce a quella tradizione cattolico liberale che ancora oggi, come nei momenti cruciali del Novecento, è chiamata a spendersi con responsabilità per il paese.
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