Terni, l'odissea di Paolo e Francesca che vivono in un container a Maratta con il figlio autistico

Terni, l'odissea di Paolo e Francesca che vivono in un container a Maratta con il figlio autistico
di Nicoletta Gigli
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 10 Maggio 2023, 08:33

TERNI - Paolo ha tagliato l’erba intorno al container dove vive con sua moglie Francesca e il figlio di 10 anni, affetto da una grave forma di autismo. E’ un bimbo che ha bisogno di stare all’aria aperta ma che non conosce i rischi rappresentati da quei mezzi pesanti che sfrecciano lungo la strada della zona industriale e artigianale a due passi dalla loro “casa”.

La vita di Paolo e Francesca Magrini, trent’anni passati a fare i giostrai in giro per l’Italia, è cambiata quando al figlio è stata diagnostica la malattia.

La necessità di curarlo e di fargli frequentare la scuola li ha costretti a fermarsi a Terni.

La loro casa è un container ben arredato e curato. Da sette mesi l’hanno dovuto trasferire da San Carlo in questa piccola area a margine di una strada che costeggia la Marattana.

Paolo e Francesca non chiedono la luna. In attesa di una sistemazione più congrua alla malattia del figlio aspettano almeno che dal Comune arrivi quell’atteso cambio di destinazione d’uso del terreno agricolo di proprietà in strada delle Campore, a Sabbione. Uno spazio dove il bambino possa giocare senza rischiare di essere travolto dai tir.

Lo comprarono anni fa su indicazione di chi assicurò loro che quel terreno avrebbe avuto le autorizzazioni necessarie per poter allacciare le utenze.

Un’attesa infinita, durante la quale la famiglia Magrini, con al seguito i genitori Paolo quasi ottantenni, è stata costretta a “traslocare” da una zona all’altra della città spendendo cifre importanti.

«Non abbiamo mai chiesto nulla alle istituzioni ma le condizioni di nostro figlio impongono una sistemazione diversa, che aspettiamo da anni».

Paolo, ormai ex giostraio, ha creato una piccola cooperativa che si occupa di raccolta del ferro.  Racconta dei numerosi traslochi, delle utenze da allacciare ogni volta, dell’occupazione del suolo pubblico da pagare e di quel terreno recintato che aspetta le autorizzazioni per ospitare suo figlio in condizioni di sicurezza.

«Per anni ci sistemammo in strada di Recentino - racconta - poi ci dovemmo spostare. In Comune ci indicarono un parcheggio in strada di Camminata. Siamo rimasti lì per sei anni fino al giorno in cui ci dissero che davamo fastidio e che dovevamo andar via. Ci assegnarono un posto nella zona di San Carlo. Affrontammo un altro trasloco e altre spese, poi si scoprì che quel terreno non era più comunale, che era stato venduto a un privato e dovemmo andare via».

La ricerca di un posto dove trasferire il container si è conclusa con l’individuazione della piccola area lungo via Arnaldo Maria Angelini, dove le condizioni di sicurezza del bambino sono a rischio.

«A noi basta sapere che lui sta in un luogo sicuro, non ci serve altro» ripetono Paolo e Francesca.

Accanto a loro i volontari dell’associazione LaGioiaDiVivere, che da anni sostengono questa famiglia perbene per le necessità mediche del bambino.

Per alleviare il disagio della vita in un container hanno acquistato due verande.

«Ci è sembrata da subito una situazione molto difficile - dice Clara Giorgi, responsabile del centro d’ascolto de LaGioiaDiVivere. Ne abbiamo parlato con gli amministratori che si sono succeduti negli anni ma questo tipo di problema non può risolverlo un’associazione. La nostra speranza è che si trovi una soluzione, la più immediata possibile e soprattutto la più idonea per il bambino».

© RIPRODUZIONE RISERVATA