Terni, morì dopo un intervento in ospedale: chiesto maxi risarcimento da 740mila euro ai medici

Terni, morì dopo un intervento in ospedale: chiesto maxi risarcimento da 740mila euro ai medici
di Nicoletta Gigli
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Giovedì 23 Marzo 2023, 00:45

TERI - Un danno erariale che la corte dei conti ha stimato in 740mila euro.

La cifra che l’azienda ospedaliera di Terni pagò, all’esito di una transazione, ai familiari di un 72enne deceduto a distanza di dieci giorni da un intervento chirurgico.

Per la morte del paziente ternano, avvenuta dieci anni fa nel reparto di chirurgia generale dell’azienda ospedaliera di Terni, la procura regionale ha citato cinque medici: l’allora primario, due chirurghi che si occuparono degli interventi e due specializzandi.

Durante l’udienza che si è svolta ieri questi ultimi e uno dei chirurghi hanno scelto di patteggiare, pagando cifre che vanno dai 150mila ai 18mila e 500 euro.

La vicenda risale al 2013.

Il 16 settembre il 72enne viene ricoverato per essere sottoposto a un intervento programmato alla colecisti. Il paziente, che è affetto da diabete, viene operato in laparoscopia ma nelle ore successive le sue condizioni di salute si aggravano.

Sorgono delle complicanze, emerge che durante l’intervento è stato lesionato un dotto biliare e che probabilmente le sue condizioni potrebbero essere state sottovalutate.

Il 72enne sta sempre peggio, viene sottoposto a un secondo intervento chirurgico ma l’infezione ormai è a un punto che non ci sarà nulla da fare. Il cuore dell’uomo si ferma il 27 settembre. Il decesso, dirà il referto, è stato causato da shock settico da peritonite biliare e broncopolmonite batterica bilaterale.

I familiari vogliono vederci chiaro sulle cause della morte del congiunto. Si affidano a un legale che apre il sinistro. La pratica viene gestita dall’azienda ospedaliera, con i periti che sconsigliano il giudizio perché c’è il rischio di soccombenza. La famiglia del 72enne viene risarcita con 740mila euro. Cifra sborsata dall’ospedale e per esso dalla Regione Umbria, che si dovette accollare il pagamento del sinistro in quanto la copertura assicurativa scattava solo per cifre superiori agli 800mila euro.

Inevitabile l’avvio di un procedimento della corte dei conti.

In udienza il pm, Francesco Magno, ripercorre la vicenda. Mette in evidenza la grave lacunosità della cartella clinica del paziente e si oppone alla richiesta di una consulenza tecnica d’ufficio avanzata dalle difese perché ritiene che ci sia colpa grave nel percorso che ha portato al decesso del 72enne ternano.

In udienza tre dei medici chiamati in causa scelgono il rito abbreviato per ottenere uno sconto e arrivare a pagare fino alla metà di quanto richiesto dalla procura contabile.

Uno dei medici non si è costituito in giudizio mentre la sorte dell’ex primario sarà decisa dalla sentenza.

L’avvocata Laura Modena difende uno degli specializzandi chiamati in causa, che ha chiuso la vicenda pagando 24mila euro: «Trovo poco corretto coinvolgere uno specializzando, che non ha voce in capitolo durante un intervento chirurgico - dice -  però alla fine si sceglie la soluzione che si ritiene più confacente alla posizione».

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