Terni, spacciavano prodotti erboristici come medicine contro la sclerosi: pesanti condanne per cinque

Terni, spacciavano prodotti erboristici come medicine contro la sclerosi: pesanti condanne per cinque
di Nicoletta Gigli
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Domenica 13 Novembre 2022, 00:20

TERNI - Mano pesante del tribunale nei confronti di cinque dei sei imputati nel processo legato alle terapie “miracolose” destinate a tante persone con malattie neurodegenerative.

Il protocollo “Seven to stand” applicato su decine di malati di tutta Italia per curare gravi patologie come la sclerosi multipla, la Sla, l’artrite reumatoide e il Parkinson, nel 2016 fece scattare le manette per sei persone, accusate di associazione a delinquere finalizzata alla truffa.

La vicenda, finita agli onori della cronaca nazionale e diventata un lungo processo, si chiude con la sentenza del tribunale collegiale presieduto da Rosanna Ianniello che, confermando l’associazione per delinquere, condanna cinque degli imputati e vede l’uscita di scena del sesto, assolto con formula piena.

Cinque anni di carcere e la concessione delle attenuanti generiche per Fabrizio De Silvestri, avvocato reatino originario di Torino, accusato di essere l’organizzatore del “sistema”. Quattro anni per Giovanni Petrini, titolare di una farmacia di Rieti che aveva il compito di preparare il cocktail di farmaci; Annalisa Grasso, fisioterapista e compagna dell’avvocato reatino, che praticava le sue cure all’interno del centro estetico con sede a Terni; Pierluigi Proietti, medico odontostomatologo, direttore sanitario del centro estetico e Edoardo Romani, ingegnere biomedico che si occupava di far conoscere il programma terapeutico con una serrata campagna pubblicitaria sul web.

Assolto per non aver commesso il fatto solo Simone De Marco, dipendente del centro di bellezza.

Per i cinque la condanna a risarcire in sede separata le parti civili, l’associazione Aism e undici pazienti, e a pagare una provvisionale immediatamente esecutiva di 15mila euro ad Aism e 10mila euro a ciascuna delle parti civili.

«E’ stata emessa una sentenza di condanna senza che le indagini preliminari e le tante udienze dibattimentali, abbiano appurato se il protocollo incriminato fosse o meno nocivo - tuonano Manlio Morcella e Marco Gabriele, legali di Proietti. Né il gup, né il tribunale hanno infatti ammesso una perizia volta a dirimere l’essenza della problematica, nonostante in contenziosi civili sia stata acclarata la non lesività del protocollo.

Omissione di stampo logico prima che giuridico. La concessione delle attenuanti generiche a taluno, piuttosto che la loro non concessione a tutti gli altri imputati - aggiungono - fa il resto ma l’appello renderà giustizia su questo caso mediatico».

Alberto Patarini, legale di Romani, parla di «infondatezza della condanna» e contesta «la riconosciuta associazione per delinquere, sebbene priva degli elementi essenziali del reato».

Per Antonella Santoprete del foro di Rieti, legale dell’unico imputato assolto «una grande soddisfazione personale e professionale. Le numerose risultanze probatorie dibattimentali - dice - mi hanno consentito di concludere chiedendo l’assoluzione di De Marco. Sono contenta per il mio cliente, che ha dovuto affrontare un processo lungo e delicato che ha portato alla luce la sua reale posizione e l’assoluta e totale assenza di responsabilità penale».

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