Terni, la Pasqua triste e di attesa dei lavoratori Treofan «Dalle istituzioni solo parole e niente fatti»

Terni, la Pasqua triste e di attesa dei lavoratori Treofan «Dalle istituzioni solo parole e niente fatti»
di Lorenzo Pulcioni
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Domenica 17 Aprile 2022, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 10:37

«I giorni passano ma sono tutti uguali. E' una Pasqua di esasperazione, attesa e malessere». I lavoratori Treofan ancora inchiodati alla vertenza con Jindal attendono di capire l'esito della due diligence che si è ufficialmente chiusa ieri. Ma tra di loro prevale lo scoramento.

«A Natale ci avevano dato 500 euro di buono spese - racconta Mauro Menciotti - speravamo arrivasse qualcosa anche a Pasqua visto che della nuova cassa in deroga ancora non è arrivato niente. Con mille euro al mese ci paghiamo appena le bollette». Cinque lavoratori passati a Novamont rischiano intanto di rimanere a piedi alla fine del prossimo mese, mentre qualcun altro si è reinventato elettricista e adesso cambia le insegne luminose al neon. «La delusione più grande è essere stati abbandonati dal governo che ha permesso ad una multinazionale di metterci in cassaintegrazione» dice Andrea Cencetti. Adesso si tratta di capire se l'interessamento palesato dalla Hgm si concretizzerà in una vera e propria trattativa. Escluso che la questione possa riguardare l'acquisto dei macchinari o qualsiasi ipotesi di concorrenza sgradita a Jindal. Ad alimentare una timida speranza la visita di due giorni fa presso lo stabilimento del capo del personale di Jindal in Europa.

«Una Pasqua di attesa e malessere, sentiamo tante chiacchiere ma non sappiamo niente - dice Enrico Crispoldi - la politica è sparita, la Regione non si è fatta più sentire e della 'Sustainable Valley' di cui parlava Fioroni nessuna notizia. E' una vergogna, pare che non verranno riconosciute nemmeno le 7 mensilità di incentivo all'esodo per chi trova un 'altra collocazione». Abboccamenti a parte, se la due diligence diventerà una trattativa vera e propria si saprà dopo Pasqua. Nella migliore delle ipotesi si parla di un progetto in grado di assorbire circa 60 lavoratori (praticamente la metà) e non necessariamente legato al rilancio del polo chimico. Si parla di recupero di materiali in plastica, materiali elettronici come pc e telefonini, addirittura cavi elettrici, pannelli solari e stoccaggi. Per Davide Lulli: «Una Pasqua assurda per i lavoratori e il polo chimico. All'insegna dell'esasperazione e in stato di abbandono con una politica che resta silente. Più che mettere i soldi sul polo chimico, serviva piuttosto ridurre i costi».

Stefano Ferminelli dice: «Continuiamo a viaggiare nella speranza, ma la stiamo perdendo. Almeno prima c'erano le chiacchiere, adesso neanche quelle. Sarà una Pasqua triste, speriamo in una sorpresa decente ma è difficile crederci. Capisco che la Regione non ha la bacchetta magica, ma che almeno ci diano una mano a ricollocarci. La transizione ecologica chiede tempi lunghi, qui ci vuole qualcosa nel breve termine». Parallelamente resta in piedi l'ipotesi Novamont che ha già presentato un progetto di rilancio al Mise. Il conflitto in Ucraina non aiuta, basta vedere la fermata decisa proprio da Novamont per il periodo pasquale per il rincaro di energia, gas e materie prime. E intanto, mentre l'incontro chiesto un mese fa dai sindacati con la Regione è rimasto per ora lettera morta, l'attenzione si sposta sui cinque lavoratori ex Treofan passati proprio a Novamont che hanno il contratto in scadenza il prossimo mese di maggio e che, a quanto pare, potrebbe non essere rinnovato.

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