Dalla prima guerra mondiale all'attentato
Passato dagli osanna della prima guerra mondiale, quando fu definito il fucile che aveva fatto l’Italia, all’esecrazione successiva all’8 settembre 1943, quando fu individuato quale simbolo del discredito dell’esercito regio. “Carcano”, lo chiamano, quel fucile, coloro che ne ricordano la provenienza italiana nel cinquantenario dall’assassinio di John Kennedy. Ma il nome ufficiale è proprio “Modello ‘91”, perché fu nel 1891 che si realizzarono i primi esemplari. Salvatore Carcano era un tecnico che mise a punto l’otturatore, mentre il sistema di caricamento era inspirato al fucile austriaco Mannlicher allora adottato da quasi tutti gli eserciti. Il fucile ’91 nacque per l’esigenza di dotare i soldati italiani di un’arma moderna che sostituisse i fucili ad un solo colpo ritenuti responsabili della sconfitta di Dogali. Un’arma che si dimostrò molto versatile e di cui furono realizzate diverse versioni aggiornate o speciali per alcuni reparti.
I fuciletti dei Balilla
Erano dei modelli ’91, i “fuciletti” dei Balilla; ed era un 91 il moschetto (così chiamato perché più corto rispetto al fucile) usato dalla cavalleria o dai corazzieri. Non mancò la produzione “lusso”: un moschetto 91 col calcio in ebano e fregi cromati era in dotazione ai “moschettieri del duce”; un tipo con fregi floreali d’oro finì alla guardia del viceré d’Etiopia Amedeo d’Aosta. Tipi particolari del fucile 91 furono prodotti per gli alpini; qualchemigliaio di esemplari fu fornito anche all’esercito giapponese. Non poteva mancare una versione di precisione.
Tre colpi in cinque secondi
«In realtà ciascun fucile ha caratteristiche proprie; anche se si tratta di un nonnulla, certi esemplari sono più precisi di altri - spiega un vecchio collaudatore della fabbrica d’armi - e i fucili più precisi venivano consegnati ai tiratori scelti». Quello costruito a Terni nel 1940 era probabilmente uno di questi. «L’ultima notizia storica, purtroppo tragica, della “voce” del ’91 - scrive il generale Aldebrano Micheli, storico delle armi, in un volume dedicato al fucile ‘91 - è quella relativa all’uccisione di Kennedy, colpito per ben tre volte in cinque secondi, a 200 metri di distanza e mentre era in movimento nella sua auto presidenziale».
Lee Oswald acquista il fucile negli Usa
Oswald quel fucile lo aveva comprato negli Usa: era del modello più aggiornato, il 91/38; una delle ultime armi costruite alla Fabbrica di Terni che dopo il ’43 si è occupata solo di riparazioni, manutenzioni e collaudi. Negli Usa finì la gran parte dei fucili ’91, requisita dall’esercito americano. A Terni ne erano rimasti quasi trecentomila. Il ministero della Difesa, negli anni Novanta, decise di distruggerli: più di 250mila finirono nei forni delle acciaierie, come rottame. A venderli ai collezionisti avrebbero fruttato qualchemiliardo,ma…
© RIPRODUZIONE RISERVATA