Terni, stangata sul caro estinto: aumentano le tariffe dei servizi cimiteriali

Terni, stangata sul caro estinto: aumentano le tariffe dei servizi cimiteriali
di Sergio Capotosti
3 Minuti di Lettura
Martedì 30 Marzo 2021, 09:17

Tutti a meravigliarsi della stangata sui servizi cimiteriali, ma in realtà l’ennesima mazzata era nell’aria da molto tempo. Prima ancora che il Comune di Terni finisse in dissesto, infatti, a Palazzo Spada si preparavano a rivedere i conti del “caro estinto”, ovviamene con l’obiettivo di portare le tasse al massimo. La prova schiacciante è contenuta nell’ultima pagina della relazione della dirigente della Direzione attività finanziarie, Stefania Finocchio, allegata alla “rimodulazione” delle tariffe dei servizi a domanda individuale. «Per le tariffe cimiteriali - si legge nel documento - la modifica trae origine da una nota inviata dalla competente direzione acquisita al protocollo dell’ente al numero 153000 del 23/11/2017 con la quale si richiedeva a questa Direzione di integrare le tariffe riguardanti i servizi non essenziali». Insomma, il dissesto si rivela così una foglia di fico dietro al quale nascondere l’aumento delle tariffe comunali legate a un funerale. L’inumazione senza frontalino passa da 270 euro a 650 euro, con frontalino da 435 a 770 euro, la tumulazione da 66 a 120 euro e l’esumazione da 53 a 180 euro. Tanto per citare alcuni dei tanti aumenti messi a bilancio per far quadrare i conti di Palazzo Spada.
Altra prova della “furbata” sta nel fatto che i costi cimiteriali non sono riportati nell’elenco dei servizi passati in rassegna dal Comune per vedere se la regola del 36% viene rispettata. Cos’è la regola del 36%? Detto in soldoni, se un servizio a un costo pari a 100, la somma dei soldi che versa il cittadino e di quelli che ci mette il Comune non deve essere inferiore a 36. Una regola che un Comune in dissesto è invitato a rispettare. Ma l’aumento dei servizi cimiteriali prescinde da tutto questo ragionamento perché era stato pianificato da tempo. Da novembre dello scorso anno, come giustamente ha fatto notare la dirigente Finocchio nella relazione allegata alla delibera approvata dal commissario Antonino Cufalo. Delibera con la quale il commissario dice basta ai patrocini rilasciati del Comune. La decisione è maturata quando il commissario straordinario Cufalo, leggendo la relazione della dirigente Finocchio, ha scoperto che solo una persona ogni sei pagava per l’utilizzo delle sale comunali. Il giochetto era semplice. Bastava farsi patrocinare l’evento dal Comune e il pagamento della tariffa, in particolare per palazzo Gazzoli, ma anche per l’auditorium Primavera e la sala Romagnoli, finiva per essere azzerato. Non è una sorpresa, dunque, scoprire che, rispetto alla regola del 36%, la spesa per la gestione delle sale culturali – 78 mila euro i soldi spesi lo scorso anno tra personale, beni e servizi comunali – è ferma al 9,2%. «Intendendo dare corso ad una rigorosa politica di contenimento delle spese, il Comune - si legge ancora nella relazione - prevede di non dare corso a forme di coorganizzazione che secondo prassi invalsa hanno dato luogo a concessioni in regime di gratuità di spazi pubblici, di locali e sale comunali di servizi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA