Terni, Flavio e Gianluca vittime del metadone: La richiesta di risarcimento all'Usl di fronte all'organismo di mediazione forense

Sotto accusa l'affido terapeutico al pusher in cura

Flavio e Gianluca
di Nicoletta Gigli
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Martedì 7 Marzo 2023, 08:24

TERNI - Un tentativo di conciliazione a dir poco in salita.

Oggetto della mediazione forense un risarcimento da due milioni e mezzo di euro. La cifra che la famiglia di Gianluca, stroncato a 15 anni dal metadone ceduto da un tossicodipendente in cura al Serd, chiede all’Usl Umbria 2. Sotto accusa la gestione dell’affido terapeutico di quel metadone che, a luglio 2020, fece scivolare dal sonno alla morte Gianluca e l’amico coetaneo, Flavio.

L’udienza di fronte all’organismo di mediazione forense è stata rinviata al 16 marzo ma è difficile ipotizzare che in quella sede si potrà trovare un accordo. L’avvocato Maurizio Filiacci, legale della famiglia di Gianluca, ha già pronto l’atto di citazione a giudizio se il tentativo di mediazione, come probabile, dovesse fallire.

Identica procedura qualche mese fa, come prevede la legge, era stata tentata da Francesco Donzelli, legale della famiglia di Flavio. Anche lui aveva presentato un conto da due milioni e mezzo di euro per la morte del 16enne ma, dopo il tentativo di mediazione andato a vuoto, è partita l’azione risarcitoria nei confronti dell’azienda sanitaria locale per la gestione del metadone affidato dai servizi ad Aldo Maria, che cedette la boccetta ai due amici ternani in cambio di 15 euro.

«La nostra - hanno spiegato al Messaggero Filiacci e Donzelli - è un’azione  che punta al risarcimento del danno basata sull’inosservanza da parte degli uffici dell’Usl nel ritenere il soggetto, tossicodipendente da sempre, affidabile.

Tanto da applicare allo stesso l’istituto dell’affido fiduciario, che prevede che venga data la quantità di metadone necessaria per una settimana in un giorno solo».

La richiesta del risarcimento da cinque milioni di euro per la morte di Flavio e Gianluca parte dall'assunto che il doppio decesso sia stato causato dallo spaccio di metadone ad opera di una persona da anni in cura al Serd. Ritenuta così affidabile da poter consumare il farmaco per disintossicarsi direttamente a casa sua. Un’azione quella dei due legali che è nata dopo lo studio accurato delle normative interne anche regionali, delle norme quadro e delle linee guida dell’organizzazione mondiale della sanità.

La certezza è che la gestione del metadone, finita sotto accusa dopo il doppio decesso dei due adolescenti ternani, è diventata una questione da risolvere. Anche perché, tra dicembre e gennaio, a Terni altri due uomini hanno perso la vita dopo aver assunto un mix condito col metadone. Ceduto da altrettanti tossicodipendenti in cura che lo avevano in casa. E’ di questi giorni l’atto che, su proposta dell’assessore alla salute della Regione, Luca Coletto, è stato approvato dalla giunta di palazzo Donini. Impone che i Serd siano aperti anche nei fine settimana e nei festivi per garantire le attività di somministrazione di questi farmaci negli ambulatori.

«Il metadone va consumato davanti agli operatori del Serd. Tra due settimane - ha detto l’assessore - i servizi per le dipendenze dovranno riaprire anche il sabato e la domenica. L’assunzione del metadone dovrà essere fatta lì, davanti al personale medico e  infermieristico Se cura deve essere cura sia, ma sia cura vera».

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