Terni, errori e contrasti interni
Così Ast è finita nel terremoto
che travolge ThyssenKrupp

Terni, errori e contrasti interni Così Ast è finita nel terremoto che travolge ThyssenKrupp
di Augusto Magliocchetti
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Giovedì 19 Luglio 2018, 11:32
TERNI La conclusione dell'affair Tata Thyssenkrupp Steel Europa, le dimissioni di Hiesinger, le successive dimissioni di Ulrich Lehner Presidente del supervisor board, la prospettata vendita della Divisione Materials : il terremoto in corso in ThyssenKrupp avrà probabilmente riflessi anche su Ast. Per questo è necessaria una lettura di quanto succede. Non c'è dubbio che Hiesinger abbia ereditato dal team Schultz-Cromme una eredità pesante ma di sicuro sugli ultimi disastri ci ha messo del suo. L'avventura dell'acciaieria brasiliana è costata alla casamadre tedesca circa 8 miliardi di euro mentre la vendita di quella americana HA contabilizzato minusvalenze per circa 3,5 miliardi di euro. Dal giorno dell'insediamento del nuovo Ceo la TK ha visto il valore delle sue azioni ed la conseguente capitalizzazione di borsa dimagrire del 40% mentre, nello stesso periodo, Francoforte cresceva a doppia cifra. L'ultima operazione straordinaria (quella con la Tata) si è, formalmente, chiusa, ma è decisamente lontana dalla sua conclusione. La prima criticità è rappresentata dal disvalore di una joint venture formalmente paritaria ma da tutti considerata sbilanciata in favore del socio indiano. Gli analisti tedeschi hanno valutato in circa 500/600 milioni di euro la differenza in meno di valore tra gli asset apportati dagli indiani e quelli conferiti dai tedeschi tanto che, secondo i giornali economici tedeschi, per riequilibrare questa situazione accordi parasociali prevedrebbero sia una diversa distribuzione tra i soci dell'eventuale ricavato dell'Ipo conseguente alla quotazione in borsa della nuova società sia la futura distribuzione degli utili per i successivi anni. Sulla base di tale premesse è comprensibile il fuoco di sbarramento e di critiche che il piano Hiesinger ha suscitato tra gli azionisti tra cui i principali fondi quali Cevian ed Elliott. La seconda criticità deriva dalle operazioni e dagli accordi messi in atto da Tata per rendere possibile la conclusione del memorandum di intesa del settembre del 2017 che la mette a rischio da parte dei competitors o dei governi della Ue di infrazione alle regole degli aiuti di stato (fondi previdenziali e impegni di investimento per Port Talbot) la cui applicazione affosserebbe ogni possibile speranza per il costituendo secondo gruppo europeo del settore acciaio. Proprio per far digerire la sconclusionata operazione con Tata Hiesinger è tornato alla carica con la prospettata vendita della Divisione Materials nella speranza di tacitare le critiche degli azionisti e nel tentativo di raddrizzare risultati economici non particolarmente brillanti. Quali possibili prospettive si aprono ora per il sito ternano e cosa possono fare sia il governo nazionale sia le forze politiche e sociali nazionali e locali? Una premessa credo sia necessaria: la globalizzazione del mercato dell'inox rende indispensabile la collocazione di Terni all'interno di un operatore industriale mondiale e globale capace, non solo di presidiare il mercato domestico ma, anche, di aggredire i potenziali sbocchi dei mercati maturi ed emergenti. Le notizie di un interessamento della tedesca Kloeckner alla acquisizione della Materials hanno una duplice chiave di lettura: negativa e positiva. Negativa perché si rischia di replicare una operazione già vista sia con l'Outokumpu che con la Tata e cioè un pesce piccolo che tenta di inghiottire uno più grande. Kloechner in termini di spedito, fatturato e risultato operativo è molto più piccola di Materials. Inoltre la cessione a Kloechner con Ast dentro vedrebbe, ancora una volta, Terni inserita in un contesto di società di commercializzazione dei prodotti con tutti i limiti ed i constrain già vissuti dentro la Materials. Positiva perché di fronte alla manifesta disparità di valori in gioco e con l'obiettivo di dimagrire gli asset da conferire o ad una probabile Joint Venture o ad una alienazione il management TK potrebbe trovare conveniente stralciare la posizione Ast a cui trovare, invece, un acquirente del settore.
Non molto altro si può dire del secondo potenziale acquirente della divisione Materials e cioè della Relliance Steel and Alluminium americana se non che le dimensioni sono leggermente più consistenti con un fatturato più solido ma, anch'essa, con una vocazione esclusivamente da trader ed una focalizzazione sul mercato americano. Ciò detto e guardandosi in giro cosa possiamo aspettarci? Intanto ritengo non ininfluente, anche ai nostri fini, vedere come si concluderà la vicenda Ilva sia per gli aspetti contenutistici che per l'immagine. Da quest'ultimo punto di vista gli attori internazionali vorranno vedere cosa possono aspettarsi dal sistema politico nell'ipotesi di un impegno significativo in un contesto domestico. Dal primo non c'è dubbio che lo smantellamento dell'offerta Arcelor Mittall potrebbe rimettere in gioco il passato interessamento di Aperam per lo stabilimento e le produzioni ternane. Altri fattori che possono influenzare il futuro della riallocazione sono sicuramente quelli geopolitici e commerciali, dai dazi alle produzione oltreoceano. E qui si apre un nuovo capitolo.

Membro Commissione siderurgia
Federmanager nazionale
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