Elezione del presidente
Gentiletti lancia De Luca
o Angeletti: «Necessario
sbloccare l'impasse»

Alessandro Gentiletti
di Alessandro Gentiletti*
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Lunedì 16 Luglio 2018, 17:58 - Ultimo aggiornamento: 19:21
Leggo da alcuni giornali che nella maggioranza uscita da poco dalle urne vi sarebbero tensioni sulla scelta del presidente del Consiglio comunale, la cui elezione è posta nuovamente in votazione mercoledì prossimo. Chi lo vorrebbe della Lega chi di Forza Italia, al fine di riequilibrare le cariche assessorili. Leggo, in particolare, su Il Messaggero che nei banchi dell'opposizione vi sarebbe un collega del sindaco - avvocato – disposto a correre in suo soccorso qualora non vi fossero i numeri per il raggiungimento della maggioranza necessaria all'elezione del presidente. L'unico avvocato della minoranza sono io. Premetto che queste tensioni politiche interne alla maggioranza non mi scandalizzano, essendo fisiologiche alla dialettica democratica e politica. Inoltre, voglio precisare che il mio voto, stando ai risultati del primo scrutinio, comunque non basterebbe ad eleggere il presidente del Consiglio comunale neanche al terzo scrutinio. Ad ogni modo, la provocazione mi suggerisce l'occasione di svolgere riflessioni più serie e di poter chiarire fin da subito con quale spirito mi accingo a svolgere il mio ruolo di oppositore politico a questa maggioranza di governo. Benché io sia alla mia prima esperienza nelle istituzioni rappresentative, mi sento di poter dire anzitutto che l'approccio con cui il Consiglio si accinge ad eleggere il suo presidente è a mio giudizio completamente sbagliato, sebbene seguito da altri in passato. Il presidente del Consiglio comunale, infatti, secondo il d. lgs. n. 267/2000 deve essere “una figura istituzionale di garanzia”. Egli non dovrebbe essere espressione di un partito o di un altro, ma dell'intero Consiglio. Per questo nella prima repubblica (quando ancora non esisteva l'attuale conformazione delle autonomie locali), a presiedere il Parlamento veniva chiamato un esponente della minoranza. E' un peccato che la maggioranza non voglia indicare come Presidente dell'assise cittadina un esponente della minoranza. Infatti, vi sono persone autorevoli ed in grado di svolgere questo ruolo con dignità, come ad esempio – se fosse disponibile -  Paolo Angeletti. E' un peccato che la maggioranza non abbia pensato neanche di tentare la via di mezzo, puntando magari – se disponibile - sulla figura dell'ex candidato sindaco del M5S Thomas De Luca. Egli ha alle spalle una consiliatura ed è espressione di un partito che, sebbene sul territorio è all'opposizione, a livello nazionale è alleato della Lega. Sarebbe una soluzione interessante, viste anche le trasformazioni che si attendono in caso di perdurante successo del governo giallo verde. Ad ogni modo, occorre prendere atto, considerandola un'occasione di rinnovamento mancata, che la maggioranza voglia puntare ad ogni costo su un proprio esponente. Ad ogni costo, nel senso che Lega e Forza Italia, pur di aggiudicarsi ciascuna la presidenza di Palazzo Spada, sarebbero disposte a paralizzare il Consiglio comunale. E' a questo punto, in cui la maggioranza potrebbe non essere autosufficiente, che di solito entrano in gioco le minoranze. Due sono gli approcci che in queste situazioni una minoranza può avere. Il primo è quella di esasperare il conflitto interno alla maggioranza, con giochi di tattica, e portarla all'implosione. Il secondo è quello di agevolare quanto prima il passaggio istituzionale per poi poter svolgere il proprio ruolo di opposizione politica. Le altre opposizioni sembrano orientate nel seguire il primo metodo, che appartiene alla vecchia politica, da prima repubblica per intenderci. Io personalmente propendo per il secondo approccio. Ciò dipende anzitutto dal risultato elettorale, che suggerisce a noi eletti di cambiare profondamente il nostro modo di fare politica. La città, infatti, nelle urne ha sanzionato pesantemente coloro che in passato si sono comportati secondo le vecchie logiche. Essa ha tolto la maggioranza al centrosinistra, escludendolo anche dal ballottaggio. La città ha confinato all'opposizione il M5S. In pratica ha bocciato chi ha fatto prevalere in questi anni le logiche del proprio partito sugli interessi generali e ha detto no anche a chi non ha perso occasione, anche quando in ballo vi erano le istituzioni, per mettere in difficoltà la maggioranza. E' la città quindi, con il suo recente voto, che chiede un cambio di passo a tutte le forze politiche, che ci chiede di fronteggiarci sulle proposte e non sui pretesti. Sceglierò di provare ad agevolare il passaggio istituzionale anche per non far spendere inutilmente soldi ai contribuenti ternani. Ogni convocazione, infatti, costa loro circa 4 mila euro. Sceglierò questo approccio anche per permettere alle commissioni di insediarsi e iniziare a lavorare. Infatti, finché non sarà eletto il presidente del Consiglio comunale, ciò non sarà possibile. E' urgente che le commissioni ed il Consiglio inizino a lavorare: la città affonda nell'abbandono e nel degrado. E' indispensabile che questa consiliatura entri nel vivo del suo lavoro, perché a breve ci sono scadenze ineludibili, conseguenti al dissesto nel quale la precedente amministrazione ci ha portato. Sceglierò di fare opposizione politica ma non giocherò di tattica sulle istituzioni, per tenere fede a quelle parole di augurio che appena eletto rivolsi al sindaco. Gli promisi che mi sarei opposto ogni qualvolta le ragioni della politica che lo sostengono avessero tentato di prevalere su quelle della città che lo ha eletto.  Infine, sceglierò di fare così perché ho un sogno che mi guiderà per cinque anni: quello di ricostruire una sinistra seria, generosa e responsabile, nella quale la città possa presto tornare ad avere fiducia. Una sinistra a cui interessa soltanto soccorrere la città.

* Consigliere comunale Senso Civico
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