Terni, detenuto dà fuoco al materasso e muore soffocato: ennesimo dramma annunciato a Sabbione

Terni, detenuto dà fuoco al materasso e muore soffocato: ennesimo dramma annunciato a Sabbione
di Nicoletta Gigli
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Giovedì 1 Giugno 2023, 08:09

TERNI - Ha dato fuoco al materasso e ha atteso che il denso fumo lo accompagnasse alla morte.

Si è chiusa così la vita di Abdelilah Ait El Khadir, 35 anni, marocchino.

Il cadavere del detenuto viene trovato nel bagno della cella dagli agenti della penitenziaria che, nel tentativo di salvarlo, restano intossicati e sono costretti ad andare in ospedale.

Sull’ennesimo suicidio nel penitenziario di Sabbione ci sono due indagini: una del pm, Raffaele Pesiri, l’altra della direzione di un carcere messo a dura prova da una raffica di eventi di difficile gestione.

La cruda cronaca racconta di Abdelilah, un detenuto che ha sofferto di disturbi psichiatrici, con un passato da tossicodipendente e conti aperti con la giustizia. Diversi mesi fa è stato assegnato a Terni dal provveditorato regionale della Toscana e da due giorni è tornato a Sabbione dopo l’ennesima udienza in Liguria.

Nessuna avvisaglia nelle ore precedenti il suicidio.  

Abdelilah è nella cella dell’accoglienza.

Viene spesso ospitato qui perché affronta continui viaggi per le udienze dei processi che lo vedono imputato per reati di droga. Dopo l’ennesimo processo in trasferta è rientrato a Sabbione da qualche ora.

Nel pomeriggio di martedì sembra tranquillo, niente fa presagire il gesto estremo che gli costerà la vita. A tarda sera nella sezione accoglienza il poliziotto di turno sente un forte odore di fumo. Apre lo spioncino e viene invaso dal denso fumo e da un calore insopportabile. Chiede aiuto ai colleghi e a fatica riesce a entrare nella cella. Il corpo di Abdelilah è a terra nel bagno. Viene tirato fuori da quella cella invasa dal fumo sprigionato dal materasso ignifugo ma per lui non c’è più nulla da fare. Il corpo senza vita viene trasferito in obitorio perl’autopsia. Per cinque poliziotti della penitenziaria intossicati il viaggio al pronto soccorso dell’ospedale. Anche alcuni detenuti vengono trattati dal personale dell’infermeria del carcere.

«La morte di un detenuto è una sconfitta per lo Stato - dice amareggiato Donato Capece, segretario generale Sappe. La via è quella di un ripensamento della funzione della pena e del ruolo del carcere. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza».

A Sabbione, che ospita 510 detenuti, ben oltre limite della capienza regolamentare, il personale è ridotto all’osso. Ogni giorno un evento critico o tragico.

«La situazione è drammatica - dice Giuseppe Caforio, garante dei detenuti dell’Umbria. Alle carenze croniche di personale, particolarmente grave quella di Terni che ha il peggior rapporto fra numero di poliziotti penitenziari e detenuti, si aggiunge un flusso incessante di detenuti trasferiti da altre carceri con gravissimi problemi psichiatrici. Non si può più assistere a questa strage silenziosa e restare inermi. È il tempo che le promesse di implementazione di personale diventino realtà immediata e concreta».

Per Caforio «è improcrastinabile l’apertura di almeno due Rems in Umbria entro l’estate accanto al rafforzamento dell’assistenza sanitaria psicologica e psichiatrica».

Per Walter Verini, capogruppo del Pd in commissione antimafia «la situazione del carcere di Terni rischia di esplodere. Siamo intervenuti più volte - dice -  direttamente col dap e col Governo che  assicura, promette, ma nei fatti niente sull’aumento di personale di polizia, sociosanitario, interdisciplinare».

All'imam, Mimoun Mimoun El Hachimi, il compito di avvisare la mamma del giovane detenuto. Che dopo l'autopsia partirà per l'ultimo viaggio nel suo paese. 

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