Terni, da piazza dell'Olmo a piazza Ridolfi, tavolini e ombrelloni «vanno pensati bene»

Terni, da piazza dell'Olmo a piazza Ridolfi, tavolini e ombrelloni «vanno pensati bene»
di Aurora Provantini
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Sabato 6 Agosto 2022, 11:38 - Ultimo aggiornamento: 12:07

TERNI - Vivere bene lo spazio pubblico è il tema che “infiamma” l’estate. Da quando una tromba d’aria ha reso necessaria la rimozione di parte della copertura di piazza dell’Olmo, cuore della movida ternana, non si parla d’altro. L '“uragano” di critiche, sberle e commenti, ha addirittura portato alla sottoscrizione di una petizione da parte dei commercianti che chiedono di eliminare tutta la tensostruttura. Come se le “Ali di Batman” avessero fatto il loro “tempo” e ora non servissero più. Ma una volta “liberata” piazza dell’Olmo dalla copertura, ci si pone il problema di pensare bene “l’insieme dei tendoni”. «Pensare bene i dehors è un bel contributo che il pubblico non deve mai smettere di rivendicare e gestire». Francesco Andreani era assessore all’urbanistica negli anni in cui venne redatto il Piano guida per l’arredo urbano, e fu proprio lui a proporre un manuale di regole a cui attenersi per rendere le piazze migliori ed evitare di trovarsi circondati da accozzaglie di ombrelloni e tavolini di forma e colore diversi. Infatti, il Piano guida per l’arredo urbano porta la data del 2 marzo 2016. «Allora - argomenta Andreani - l’amministrazione comunale, riconoscendo la funzione positiva dell’utilizzo del suolo pubblico per dehors temporanei connessi ai pubblici esercizi, indicò delle regole per non lasciare che si andasse “a braccio”». E quindi, facendo distinzione tra strutture di tipo A (tavolini, sedie, ombrelloni, tende e in inverno corpi riscaldanti) e di tipo B (dehors temporanei con maggior grado di complessità strutturale e copertura), si imponevano interventi che avessero il minimo impatto con gli altri elementi di arredo preesistenti. Che fossero coerenti. In alcune zone della città, nelle piazze e vie storiche e tradizionali sono consentiti solo dispositivi di tipo A e nelle altre dispositivi di tipo B (strutture in acciaio o legno, comunque rimovibili e non fisse).
«Come accade in ogni Piano le regole all’inizio non contemplano dei paradossi che poi puntualmente accadono. Ricordate quei tetti lunghissimi di molti edifici ternani degli anni Ottanta? Sono paradossi sfuggiti alle regole. Comunque dopo sei anni di esercizio e dopo la nuova estroversione della vita urbana indotta dal Covid, si potrebbero aggiungere al Piano nuove osservazioni: la prima sulla grandezza massima dei dehors fissi di tipo B, la misura massima di 120 mq per i gazebi fissi è eccessiva, come dimostra quello appena realizzato a piazza Mario Ridolfi».
Per Andreani andrebbe anche aggiornato l’elenco dei luoghi dedicati alle strutture di tipo A, evitando paradossi per i quali in piazza della Repubblica si possono utilizzare solo ombrelloni e in largo san Giovannino, che è lo stesso spazio, si possono autorizzare installazioni di tipo B perché ha un nome diverso e non sta sull’elenco dell’allegato. «In esercizi adiacenti poi - argomenta Andreani - ed è un caso che inizia ad essere rilevante, occorrerebbe valutare come il nuovo intervento si aggiunge al precedente, come stanno meglio insieme. E la commissione per la qualità architettonica è il luogo giusto, oltre che previsto, per questa valutazione. I paradossi sono strani, umiliano il senso comune delle regole, e anche il valore e la forza di una pubblica amministrazione rispetto alle rivendicazioni dei singoli. Il modo migliore per uscire dai paradossi è ricordare il senso comune delle regole, e farlo insieme».

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