Aggredita per il crocefisso, è scontro
tra i genitori: «Il simbolo non c'entra»
La mamma: «Separate i bambini»

Aggredita per il crocefisso, è scontro tra i genitori: «Il simbolo non c'entra» La mamma: «Separate i bambini»
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Domenica 17 Maggio 2015, 18:28
TERNI - «Il bambino in italiano dice al massimo ciao e poche altre parole perché è arrivato dal Senegal da poco più di 20 giorni e stavamo cercando di farlo integrare con la classe. Tra l’altro a scuola era affiancato da un’insegnante di italiano che porta al collo un vistoso crocifisso, che per altro è anche affisso al centro dell’aula». C'è stupore tra gli insegnanti e i dirigenti dell’istituto scolastico dopo l’aggressione subita due giorni fa, all’uscita dalla scuola, da una dodicenne colpita con un violento pugno alla schiena dal coetaneo, senegalese, perché, come raccontato dalla madre, che ieri ha formalizzato la denuncia, indossava un crocifisso. Stupore anche tra di compagni di scuola dei due protagonisti della vicenda che ieri mattina sono entrati in classe alla spicciolata, la maggior parte senza essere accompagnati dai genitori.



In classe è regolarmente entrato il ragazzino, mentre la compagna, impaurita, è rimasta a casa (ha una prognosi di 20 giorni per il trauma subito). In tutto l'istituto, tra studenti che hanno assistito all’episodio e personale scolastico, c’è voglia di ridimensionare l'accaduto, definito dai più un litigio tra due bambini, che già nei giorni precedenti avevano avuto qualche screzio, sfociato con una palla di carta tirata sull’occhio della bambina: «C’erano stati dei problemi - dice la dirigente scolastica, travolta da una storia che ha coinvolto un’intera città - per incomprensioni dovute probabilmente alla lingua, ma nessun episodio grave, tanto che avevo convocato il padre del bambino dopo che la mamma della sua compagna era venuta da me per esternare il disagio per la presenza del ragazzino, ma non penso proprio che i problemi siano legati alla religione anche perché la professoressa che lo segue indossa un crocefisso e lui l’ha abbracciata più volte perché da lei si sentiva protetto, come in aula c’è un crocefisso».



Il padre, mussulmano, vive e lavora da 20 anni a Terni, integrato come tanti altri stranieri: «Mio figlio non ha niente contro la religione cattolica, non capisce neanche cosa è una croce - dice l’uomo - poi come fa a dire qualcosa contro se non parla italiano?. Tra l'altro ogni pomeriggio va nella chiesa vicino casa nostra e lì fa i compiti e gioca. Quindi - si chiede - come fa a dire che uno che porta la croce non lo vuole vedere? Non è possibile». Racconta inoltre che suo figlio già dai primi giorni di scuola sarebbe stato preso in giro dagli altri bambini. Secondo il padre del ragazzino africano, che lavora come ambulante nei mercati, inoltre, il pugno alla sua compagna di classe sarebbe l'atto finale di un litigio tra i due partito già nella mattinata, e del quale l'uomo era stato informato dalla scuola: «È stato un litigio tra ragazzini - conclude - le maestre lo sanno». A scuola ieri sono arrivati anche i carabinieri (il padre della ragazzina è un carabiniere), per ascoltare la dirigente scolastica e ricostruire l’accaduto.



Non è, dal punto di vista formale, una vera e propria denuncia, quella presentata ai carabinieri (che stanno raccogliendo tutti gli atti sull’episodio) dai genitori della ragazzina di 12 anni aggredita fuori dalla scuola da un compagno di scuola di origini africane perché indossava un crocifisso, ma un esposto da consegnare al tribunale dei minori di Perugia: «Non vogliamo niente, neanche risarcimenti, se lui chiede scusa a mia figlia siamo pronti anche a perdonarlo», dice la mamma della scolara, parlando con i giornalisti dalla sua casa della prima periferia cittadina, a poca distanza dalla scuola media dove è avvenuto il fatto, con accanto la figlia, ancora provata da quanto accaduto.



Ai cronisti, la mamma della dodicenne (che rimarrà a casa per tutta la durata della prognosi, 20 giorni) tiene a specificare che il ragazzino in quel frangente «ha parlato in arabo (facendo un po’ di confusione visto che il bambino magari ha parlato nella sua lingua che è il francese o nel dialetto del Senegal, in Africa), ma in precedenza avevano già litigato e aveva fatto riferimenti al crocifisso (senza specificare in che lingua)».
Poi con la donna, dopo il fatto, il ragazzino avrebbe anche pronunciato frasi in italiano. «Solo mia figlia porta il crocifisso, può darsi che non fosse abituato», dice ancora la donna ai giornalisti, specificando che si tratta di «un atto molto grave anche se lui fosse stato bianco». «Ora - conclude la mamma - chiedo che mia figlia e il suo compagno di scuola vengano separati oppure che le professoresse gli insegnino come ci si comporta e ci sia più vigilanza e attenzione».
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