Il sindaco pronto a lasciare
elezioni a maggio dietro l'angolo

Il sindaco Leopoldo Di Girolamo
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Mercoledì 14 Febbraio 2018, 00:57 - Ultimo aggiornamento: 01:14
«Ormai solo il miracolo di San Valentino può ribaltare la situazione». La riunione di maggioranza di martedì 13 febbraio è appena finita. I consiglieri lasciano la sede del Pd. Forse per l'ultima volta. Il gelo tagliente e via Mazzini deserta sono lo sfondo ideale per raccontare il dramma che si è appena consumato nella storica sede dell'ex Pci. «Il sindaco ha annunciato che confermerà le dimissioni». È il secco commento che si riesce a strappare. Nulla di più. Tanto basta però per scrivere la parola fine sul secondo ed ultimo mandato di Di Girolamo. Il ribaltone del 2011 non si è ripetuto. Sette anni fa la questione era tutta politica. La solita spaccatura dentro al Pd che in quell'occasione Di Girolamo riuscì a ricucire. Ma questa volta c'è il dissesto di mezzo e la campagna elettorale per le elezioni del 4 marzo che ora si giocherà anche sulle ceneri del Di Girolamo bis. E pensare che l'umore in casa Pd era tornato alto dopo la riunione di sabato e le parole del vescovo Piemontese, che per quanto dure lasciavano intravedere un margine di manovra. Almeno è così che l'hanno voluta leggere in via Mazzini. È poi arrivata la Uil che ha parlato della necessità di avere la politica in campo, e ieri anche la Confartigianato si è spinta parecchio in là parlando della necessità di governare i processi. Tutto vano perché il sindaco ieri ha fatto capire a chiare note che non andrà avanti. Il silenzio è il gelo che ha registrato a più livelli, sia dentro al partito che nelle istituzioni, lo hanno fiaccato a tal punto da metterlo in ginocchio. «È un combatte, Leo non molla», disse la moglie del primo cittadino nella difficile fase degli arresti domiciliari del sindaco per l'inchiesta Spada, 21 lunghissimi giorni. Ma quella di ieri è stata una giornata che ha segnato la rottura definitiva, salvo colpi di scena o miracoli appunto. Iniziata con il faccia a faccia con il segretario generale Giuseppe Aronica per la questione del parere di legittimità che Aronica non ha messo alla delibera sul dissesto. Parere che sarà espresso su richiesta del consiglio, il massimo che è riuscito a strappare Di Girolamo. Troppo poco per convincere i consiglieri che avevano sollevato la questione. Anche il colloquio con Eros Brega, in tarda mattinata, non è andato per il verso giusto. O meglio, se da una parte Brega si è mostrato disponibile a fare un gioco di squadra, dall'altra ha fatto notare che non tutti dentro al Pd - vedi Fabio Paparelli -stanno remando nella stessa direzione. Osservazioni che lo stesso sindaco ha condiviso, incassando però il secondo brutto colpo. Prima della riunione di maggioranza, nel tardo pomeriggio, il sindaco ha partecipato al tavolo interistituzionale sull'area di crisi complessa. Occasione che ha permesso al sindaco di capire quale sia l'umore della Camera di Commercio, che l'Ente camerale comunicherà giovedì mattina. Che arrivi da qui il miracolo di cui si parla? In pochi ci credono. 
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