Caccia ai “Covid-hotel”, sei albergatori
disponibili ad accogliere i primi pazienti

Caccia ai “Covid-hotel”, sei albergatori disponibili ad accogliere i primi pazienti
di Aurora Provantini
3 Minuti di Lettura
Martedì 27 Ottobre 2020, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 09:45

TERNI I contagi aumentano e gli ospedali tornano in sofferenza, perciò diventa necessario svuotarli da quei pazienti che, senza più sintomi Covid, restano ancora positivi e non possono rientrare in famiglia. Per questa ragione e per garantire un ricovero a quanti, asintomatici o con forme lievi di Coronavirus, non possono trascorrere la quarantena in casa, è scattata la “caccia” alle strutture alberghiere. “Il contagio in ambiente familiare è da evitare”: l’obiettivo è creare 18 “Covid hotel” . Ambienti capaci anche di ospitare tutti quei medici e infermieri impegnati in prima linea, che non vogliono mettere a rischio contagio i propri coniugi, i figli e i genitori. Stefano Martucci, presidente provinciale di Federalberghi, spiega che è in fase di definizione “un accordo tra la Protezione Civile, la Regione Umbria e Federalberghi Confcommercio, per destinare alcune strutture alberghiere presenti nel territorio a pazienti Covid, andando incontro alle esigenze emergenziali in corso”. Sarebbe il solo modo per garantire assistenza sanitaria, pasti e servizi, durante la quarantena, a chi è solo o chi non è in grado di trascorrere tale periodo presso il proprio domicilio perché magari vive in famiglie numerose. Martucci, parla sia in qualità di presidente di Federalberghi, che di titolare dell’hotel Aquila Bianca di Orvieto: “il settore alberghiero sta attraversando una crisi profonda.

Il primo Dpcm, che imponeva la chiusura per gran parte della attività produttive, ha consentito agli hotel di restare aperti, ma di fatto neanche all’indomani di un attentato terroristico gli alberghi sono stati così vuoti. Alcuni di noi hanno comunque garantito il servizio per coloro che continuavano a lavorare. Questa seconda ondata di contagi, con l’invito di Conte a non spostarsi tra comuni e la chiusura dei pubblici esercizi alle 18, ci metterà in ginocchio. Su base volontaria alcuni di noi potranno aderire all’accordo che si sta mettendo a punto, ma questo non deve essere visto come svendita di camere da parte nostra, bensì ma come un aiuto della categoria alla comunità”. Giunio Marcangeli, del Michelangelo Palace di Terni, dichiara: “la nostra clientela tradizionale è una clientela business che si sta riaffacciando timidamente. Il Covid è un problema che riguarda tutti, ma non ce la sentiamo far sentire i nostri ospiti poco tranquilli”. Rolando Fioriti, direttore Federalberghi Umbria, annuncia di aver “raccolto la disponibilità di un ventina di strutture in tutta l’Umbria, di cui sei nella provincia di Terni, pronte a fornire quanto richiesto dalla Regione Umbria e dalla Protezione Civile”. Oggi la Giunta Regionale valuterà le manifestazioni d’interesse degli albergatori che intendono collaborare all’emergenza sanitaria, a fronte di un rimborso minimo ancora da definire”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA