Terni, il corto Oltre sbarca al Fondi film festival: Protagonisti gli studenti dell'Ipsia detenuti a Sabbione

Terni, il corto Oltre sbarca al Fondi film festival: Protagonisti gli studenti dell'Ipsia detenuti a Sabbione
di Nicoletta Gigli
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Lunedì 3 Ottobre 2022, 08:36

TERI - Diciannove minuti che abbattono le distanze tra chi sta scontando la pena in una cella e il mondo fuori.

Testimonianze toccanti scritte da sedici studenti dell’Ipsia reclusi nelle sezioni media e alta sicurezza del carcere di Terni e interpretate nel cortometraggio Oltre che ora, dopo la proiezione a Sabbione, sbarca al Fondi Film Festival.

A dar voce alle testimonianze dei loro compagni fisicamente impossibilitati a farlo sono Placido, Anastasio e Said, tre detenuti studenti prossimi al fine pena.

E poi il cappellano, gli agenti della polizia penitenziaria, i volontari e i docenti del Pertini che, durante l’infinita battaglia contro la pandemia e i giorni bui del lockdown, hanno voluto realizzare il cortometraggio per portare oltre le sbarre i testi prodotti nel precedente anno scolastico dagli studenti ristretti che frequentano i centri per l’istruzione degli adulti dell’Ipsia.

Il resto del corto è affidato alle suggestive immagini di Francesco Scatolini, che restituiscono un quadro toccante di storie rimaste a lungo sotto chiave.

E soffocate in un periodo in cui il covid ha annullato le occasioni di contatto, incontro e scambio.

«Girare Oltre è stata un’esperienza unica, non facile, ma resa possibile grazie alla sinergia tra la scuola e la collaborazione della direzione e dell’area educativa della casa circondariale di Terni - dice Michela Carobelli, che si è occupata del coordinamento artistico. Docenti ed esponenti della comunità penitenziaria hanno contribuito a rendere il cortometraggio una testimonianza preziosa, a metà tra scrittura letteraria e documentario. Grazie a tutti loro, per 19 minuti, si azzera totalmente la distanza tra dentro e fuori».

Ora che Oltre, sabato alle 21, approda al prestigioso Festival nella giornata dedicata alla sezione Immagini dal lavoro, c’è entusiasmo tra chi in questo progetto ha creduto.

«Il testo iniziale è quello di un padre ristretto che inventa per il figlio un racconto di fantasia che mitighi la durezza del regime detentivo e apra varchi all'immaginazione, un po’ come ne La vita è bella di Benigni - dice Claudia Cianca, coordinatrice della scuola in carcere del Pertini e referente del progetto. Lo scopo del cortometraggio, fin dall’incipit è quello di rompere i confini delle restrizioni ed evocare un oltre che non sia solo immaginario, ma una possibilità fattiva».

Per la referente del progetto, che non si esaurirà col cortometraggio che ha varcato i confini umbri, «la scuola in carcere si configura come uno dei mezzi più importanti per porre in essere l’indirizzo costituzionale di un’esecuzione penale volta a cambiare, migliorandole, le condizioni di chi ha commesso un reato. Quando il virus ha congelato tutte le attività intramurarie si è accesa la comunità penitenziaria, fatta di una pluralità di punti di vista intrecciati tra loro. Che hanno collaborato a tessere un’unica partitura, per rispondere all’emergenza dell’isolamento coltivando il senso di appartenenza. E di umanità».

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