TERNI - Per “convincere” con le maniere forti il titolare dell’azienda edile che chiedeva l’acconto per i lavori che aveva iniziato in una palazzina a due passi dal centro, l’amministratrice di condominio ha chiesto “aiuto” a due fratelli calabresi.
Una sorta di agguato che, nello studio della donna, una ternana di 50 anni, si è chiuso con la vittima presa a pugni sul volto e sulle tempie dai due fratelli di 33 e 36 anni, che vivono a Terni da anni e al momento del rinvio a giudizio erano in carcere a scontare altre condanne.
Dopo la denuncia della vittima, un ternano di 40 anni, e le indagini della squadra mobile coordinate dal sostituto procuratore, Camilla Coraggio, la vicenda è diventata un processo per tutti e tre, rinviati a giudizio con la pesante accusa di estorsione aggravata.
Ieri i tribunale collegiale, presieduto da Rosanna Ianniello, giudici Chiara Mastracchio e Francesca Scribano, ha condannato tutti e tre derubricando l’estorsione aggravata in violenza privata. L’amministratrice di condominio è stata condannata a un anno e sei mesi mentre i due fratelli, a causa delle recidive, sono stati condannati a due anni e sei mesi di reclusione ciascuno.
La vicenda risale al settembre del 2019.
La donna non voleva saperne di versare i soldi dovuti e dopo una serie di insistenze l’aveva convocato nel suo ufficio.
Lì si faceva trovare con i due fratelli di origini calabresi, presentati come suoi collaboratori. Mentre lei e l’imprenditore discutevano sul mancato pagamento, con la donna che lo rimproverava per aver coinvolto gli altri condomini, uno dei fratelli gli intimava di firmare la rescissione del contratto e di andar via.
La discussione diventava sempre più accesa e visto che lui si rifiutava di firmare uno dei due fratelli lo avrebbe bloccato chiudendo a chiave la porta, prendendolo a pugni sul viso e costringendolo a scrivere “rescindo il contratto”. Ottenuto il risultato le minacce: “Se mi denunci ti taglio la gola a te e alla tua famiglia”. A rincarare la dose l’altro fratello, che gli ricordava che “questi so' calabresi”.
La vittima andò a denunciare la vicenda in questura, che avviò le indagini fatte anche di intercettazioni telefoniche e ambientali. Un anno dopo l’avviso di chiusura indagini e poi il via al processo, che si è chiuso ieri con la condanna dei tre.
“Sono soddisfatto per l’esito, anche se auspicavo l’assoluzione. Proporrò appello contro la sentenza” dice l’avvocato Francesco Mattiangeli, che difende i due fratelli. Il legale dell’amministratrice è Alessio Pressi.