Terni: Arvedi rassicura i lavoratori di Tct, ma i sindacati vogliono certezze

Terni: Arvedi rassicura i lavoratori di Tct, ma i sindacati vogliono certezze
di Claudia Sensi
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Mercoledì 22 Febbraio 2023, 00:18

Terni - 

Il cavalier Arvedi è tornato a rassicurare i lavoratori della Tct, ditta che da trent'anni collabora con Ast per il taglio di tubi. Lo ha fatto tramite l’amministratore delegato di Arvedi Ast Dimitri Menecali e l’amministratore unico del Tubificio Alessia Balloriani al tavolo convocato dal prefetto di Terni Giovanni Bruno. I manager hanno ribadito - si legge in una nota dell’ufficio delle Relazioni esterne di Acciai speciali Terni - che il Tubificio chiede a Tct di onorare il contratto d’appalto in essere, rinnovato a maggio 2021, fino alla sua scadenza di marzo 2024. Pertanto nulla osta alla normale prosecuzione delle attività di Tct, stando ai termini contrattuali. Per eventuali criticità occupazionali che dovessero insorgere conseguentemente al mancato rispetto del contratto d’appalto da parte di Tct - prosegue la nota - come ripetutamente dichiarato, anche a seguito delle rassicurazioni verbali fornite dal presidente Arvedi, l’azienda contribuirà a risolverle. 

I sindacati non sono stati ancora convocati dal prefetto, probabilmente lo saranno oggi, quindi non sono a conoscenza di quanto detto al tavolo prefettizio. Di quello che informalmente hanno appreso, però, non sono particolarmente entusiasti. «L’incontro di ieri è stato un nulla di fatto - affermano - un riepilogo di quello che è stato l’ultimo incontro davanti al prefetto.» Non ritengono neanche troppo rassicuranti le parole del cavalier Arvedi riferite dai due manager di Ast.

«Sostanzialmente rimane l’incognita dei lavoratori. Che cosa significa che se dovessero sorgere problemi l’azienda farà la sua parte? Li acquisirà tutti i 52 dipendenti di Tct, li acquisirà in parte e se in parte quanti? Sia chiaro, la dichiarazione dell’azienda è sicuramente un segno importante, ma non chiarisce se fa riferimento alla totalità dei lavoratori o ad una parte ed eventualmente chi si farà carico di quelli che rimarranno fuori? Dice tutto e il contrario di tutto.

Il contratto in essere impegna il Tubificio a fornire le produzioni fino a marzo 2024, ma noi dobbiamo sapere prima che succederà a questi lavoratori.» Per i sindacati vige ancora l’incertezza di quello che sarà il futuro di questi dipendenti che tra l’anno hanno tra i 40 e i 50 anni. «Per loro non esiste alcun tipo di paracadute e in un territorio come il nostro è chiaro che chi perde il posto di lavoro con difficoltà lo ritrova.» 

Menecali e Balloriani hanno sottolineato poi che l’esecuzione e l’inadempimento di un contratto costituiscono una materia da affrontare tra parti private. «Sotto certi punti di vista è anche giusto - commentano i sindacati - è normale che ogni azienda faccia il proprio interesse, il problema però è che per gli interessi delle aziende non ci possono rimettere i lavoratori e le loro famiglie.» La partita, quindi, è ancora aperta in tutta la su indeterminatezza.

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