Terni, camping dello spaccio nei boschi di Piediluco e Marmore e fioccano le segnalazioni alle forze dell'ordine

Terni, camping dello spaccio nei boschi di Piediluco e Marmore e fioccano le segnalazioni alle forze dell'ordine
di Nicoletta Gigli
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Mercoledì 3 Maggio 2023, 23:53

TERNI - I pusher del bosco non si sono perso d’animo. Neppure dopo che la strada provinciale 79 è stata chiusa dal venti marzo per la caduta di un grosso masso a Mazzelvetta.

Si sono spostati sopra la montagna dell’Eco e hanno continuato imperterriti a spacciare giorno e notte.

Ne sanno qualcosa i frequentatori della zona che, ogni volta che si addentrano nella vegetazione, vedono scappar via i pusher di colore a gambe levate.

«Abbiamo segnalato questa situazione che in realtà non si è mai interrotta - conferma un uomo che abita in zona. A Mazzelvetta, dopo gli interventi dei carabinieri di dieci mesi fa, questa zona fu completamente ripulita ma la calma è durata pochissimo. Poi, con la chiusura della strada, tutto si è complicato per chi spaccia, che ha preferito spostarsi sopra la valle dell’Eco.

E’ una lotta impari per le forze dell’ordine - aggiunge - prenderli in mezzo alla macchia è molto complicato oltre che rischioso».

Dieci mesi fa furono i carabinieri a smantellare il covo dello spaccio alle porte di Piediluco. Tolsero tende, vestiti, batterie di auto e telefoni, dettero la caccia agli spacciatori che però erano spariti nel nulla prima del loro arrivo e che qualche settimana dopo tornarono al “lavoro”.

Ora che quel tratto della provinciale 79 è stato riaperto c’è chi giura di aver visto gli spacciatori di nuovo all’opera.

«L’avevamo previsto che la riapertura della strada avrebbe riproposto queste situazioni di degrado sociale diffuso che sono molto rischiose» dice un residente.

Che sottolinea come qualche mese fa un ragazzo, dopo aver comprato droga tagliata male da uno dei pusher del bosco, ha rischiato la vita. Finì in ospedale per un’overdose dalla quale si salvò solo per il pronto intervento dei sanitari.

La certezza è che gli spacciatori “veri” continuano a preferire le montagne del circondario per lavorare in tutta tranquillità. Sfidando gli uomini in divisa che danno loro la caccia da un paio d’anni.

In queste settimane sono tornati a fare i padroni anche lungo la vecchia Reopasto, la strada di Moggio che, prima che fosse realizzata la Terni-Rieti, era l’unica a collegare le due città. Ora che è deserta e che offre pure un casale abbandonato come riparo, questa strada è tornata ad imporsi come uno dei luoghi preferiti da chi vende stupefacenti di ogni tipo per svolgere l’attività lontano da occhi indiscreti.

La presenza dei pusher viene segnalata anche da chi percorre la strada che conduce a Miranda. Uno dei covi si trova dopo Larviano.

Indagini che si intrecciano in una città dove, per difendere la propria zona di spaccio, chi vende la droga è pronto a usare anche le armi. In procura c’è un fascicolo contro ignoti per far luce sul collegamento tra armi e droga dopo che dai boschi della conca sono spuntati fuori fucili e pistole.

A dare il via alle indagini a dicembre il primo ritrovamento di un fucile da parte degli investigatori della squadra mobile nei boschi di Vascigliano di Stroncone. Qualche settimana dopo, dai boschi del narnese, è saltata fuori un pistola che ignoti avevano abbandonato nelle zone battute dai carabinieri. A distanza di qualche giorno il recupero di un fucile a canne mozze, nascosto nella fitta boscaglia dove i residenti continuano a segnalare la presenza costante di spacciatori africani.

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