Terni, la rivolta degli artisti: «Tutelare chi lavora, non solo enti o teatri»

Terni, la rivolta degli artisti: «Tutelare chi lavora, non solo enti o teatri»
di Aurora Provantini
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Lunedì 8 Giugno 2020, 08:41

E’ avvenuto tutto durante il lockdown: a fine marzo. L’esercito di professionisti dello spettacolo dal vivo, a cui sono stati annullati concerti, balletti, recital e tournée, si sono riuniti nel movimento “Attrici attori danzatrici danzatori umbri uniti”, sottoscrivendo un manifesto insieme a Slc Cgil Umbria.
«Siamo lavoratrici e lavoratori dello spettacolo dal vivo. Ci impegniamo come artisti e formatori nelle discipline del teatro, della danza e della musica. Il nostro lavoro, ibrido e fluido, nonostante la sua natura atipica ed in parte immateriale, è profondamente funzionale al processo evolutivo e culturale della società, come riconosciuto dalla Costituzione Italiana agli articoli 9 e 33. Siamo in collegamento diretto con la rappresentanza sindacale, le associazioni e i movimenti nazionali che si sono mobilitati per un radicale cambiamento del contratto collettivo nazionale del lavoro e per riconoscere a tutta la categoria stessa dignità e adeguate tutele». «Il blocco delle attività ha fatto emergere le criticità che da sempre contraddistinguono il nostro lavoro e la mancanza di conoscenza da parte delle istituzioni della complessa specificità che caratterizza le nostre professioni» – spiega Matteo Svolacchia, attore, regista e performer. Classe 1981, Matteo ha studiato alla scuola di recitazione Mumos di Gastone Moschin e Marzia Ubaldi, attiva a Terni per dieci anni, e fa parte della compagnia teatrale “Occhisulmondo”. E’ uno dei primi a sottoscrivere il manifesto nella speranza che si possa arrivare ad organizzare un registro umbro, che identifichi tutti i lavoratori dello spettacolo dal vivo. «Stiamo cercando di capire – interviene Svolacchia – chi possano essere i soggetti interessati a far parte del movimento, perché non vogliamo tutelare noi stessi, ma l’intera categoria». Già, la categoria: attori, drammaturghi, registi, danzatori, tecnici teatrali, truccatori, scenografi, costumisti, sarti, macchinisti, formatori. Maria Chiara Tofone, attrice amerina, anche lei uscita dal Mumos di Terni, pone l’accento sulla questione contributiva: «Per le prestazioni artistiche la contribuzione va all’ex Enpals, per i formatori alla gestione separata, in molti casi si deve aprire la partita Iva che non garantisce le tutele, in altri si ricevono solo rimborsi». «I rapporti di lavoro sono discontinui – spiega Maria Chiara - anche di un solo giorno, e non coprono il periodo di preparazione». Ad esempio per uno spot di un’ora non viene riconosciuto tutto il lavoro che c’è a monte. «In Paesi come la Francia e il Belgio invece si sostiene in maniera continuativa chi lavora nell’ambito dello spettacolo» - interviene Svolacchia. Marta Bichisao, danzatrice e coreografa che fa parte della compagnia “Opera Bianco” di Terni, dichiara: «La chiusura dei teatri ha messo in crisi il nostro lavoro obbligandoci a cercare alternative domestiche per poter proseguire il nostro allenamento e ci ha invitato ad immaginare spazi e modalità differenti di condivisione della nostra arte». «Questo tempo indeterminato ha dato frutto in termini di pensiero artistico rivolto alla comunità - spiega Marta – che possiamo mettere in atto solo dialogando con i teatri e le istituzioni. Soltanto in accordo con gli enti infatti potremo stabilire nuove prospettive di fruizione della danza e mostrare la complessità del nostro lavoro. Il pubblico considera lo spettacolo che vede sul palcoscenico e non conosce la quantità di prove e riflessioni che lo precedono. Invece è condividendo il processo che porta all’esibizione sul palco, che si potrà capire il lavoro continuo e costante dell’intera categoria».” Come movimento si chiede l’istituzione di un tavolo regionale permanente. «E’ ora di cambiare le cose e di tutelare i lavoratori anziché gli enti e i teatri». Il grido arriva in un momento di fermo attività, in cui questo tempo dilatato sembra aver fatto riscoprire valori che erano stati messi in cantina, come la solidarietà, e nuove forme di associazionismo. Enrico Bruschi, segretario generale Slc (sindacato lavoratori della comunicazione) Cgil, interviene: “Le problematiche del mondo dello spettacolo ci sono cadute in un certo senso addosso tutte insieme durante il lockdown. Stiamo cercando di avere una interlocuzione con la Regione per le questioni in essere, perché vorremmo la modifica della legge 17 del 2004 relativa alla programmazione dei finanziamenti alla cultura, che vanno differenziati in modo omogeneo su tutto il territorio. Visto che non ci sono dati ufficiali sull’esercito di professionisti, anche se si stima che siano 2.500 in Umbria e 1.500 nella provincia di Terni, occorre redigere al più presto un registro regionale.

Chiederemo poi che venga applicato il contratto collettivo nazionale del lavoro anziché contratti fantasma”. Bruschi annuncia anche l’istituzione di uno sportello virtuale che possa accogliere le problematiche previdenziali ed assistenziali dei lavoratori dello spettacolo dal vivo.

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