Inchiesta Spada, il pm chiede
tre anni di carcere per l'ex assessore
Vittorio Piacenti D'Ubaldi

Inchiesta Spada, il pm chiede tre anni di carcere per l'ex assessore Vittorio Piacenti D'Ubaldi
di Nicoletta Gigli
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Giovedì 28 Maggio 2020, 12:14 - Ultimo aggiornamento: 12:18
TERNI Una dura requisitoria del pm, Marco Stramaglia, per ribadire quella sorta di collusione tra ex dirigenti ed ex amministratori di palazzo Spada e dirigenti delle aziende partecipate del Comune per consentire un’indebita esternalizzazioni di funzioni che dovevano essere assolte dagli uffici dell’ente. E contestare quel meccanismo che ha portato all’affidamento di consulenze seriali sempre allo stesso soggetto, il commercialista Roberto Camporesi. 
Insieme a lui, sul banco degli imputati, l’ex assessore comunale, Vittorio Piacenti D’Ubaldi e l’ex dirigente di palazzo Spada, Maurizio Galli. La requisitoria si è conclusa con le richieste di condanna per tutti e tre. 
Per Piacenti D’Ubaldi il pm, Stramaglia, ha chiesto tre anni di reclusione e mille euro di multa, per il commercialista, Camporesi due anni e mille euro di multa mentre per Galli un anno e sei mesi ed una multa più lieve. Il processo di fronte al giudice monocratico, Massimo Zanetti, è stato aggiornato al 17 luglio, quando arriverà la sentenza per uno dei filoni dell’inchiesta “Spada”. 
L’ipotesi di reato contestata dalla procura è la stessa che ha caratterizzato ogni filone toccato dall’inchiesta che ha travolto la giunta comunale: turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente. 
La vicenda esplode il 21 dicembre 2017, con un blitz negli uffici comunali e in quelli delle partecipate Terni Reti e azienda Farmaceutica che si concluderà con gli arresti domiciliari per assessore, amministratore e consulente di Terni Reti. Questa volta la lente della procura non punta sugli appalti ma sulle consulenze seriali. E contesta il fatto che al commercialista, Camporesi sono stati dati incarichi ripetitivi dal 2011 in poi: consulenze per Terni Reti e l’azienda delle farmacie che, per l’accusa, sarebbero il segno di presunti favoritismi costituendo la violazione del 253 e 253 bis. Quella turbativa d’asta che ricorre in ogni filone di “Spada”, esplosa per far luce sul rapporto tra politica e appalti, che sette mesi prima aveva fatto finire ai domiciliari l’ex sindaco, Di Girolamo, e l’ex assessore Bucari.
Per l’accusa non solo gli appalti ma anche le consulenze devono seguire procedure che non sarebbero state rispettate. Attilio Biancifiori, legale di Piacenti D’Ubaldi, è ottimista: «Gli imputati che hanno scelto l’abbreviato sulle stesse identiche imputazioni sono stati prosciolti» dice. E ribadisce la “correttezza dell’operato dell’ex assessore, che non ha mai dato incarichi diretti al commercialista, scelto dal suo predecessore, peraltro ritenuto molto competente in materia di privatizzazioni, docente della scuola Villa Umbra. Niente di più normale contattare lo stesso studio che aveva curato con Paci la fase di privatizzazione inizialmente deliberata dal Comune». 
L’amministrazione comunale è parte civile e chiede un risarcimento di 100 mila euro per il danno d’immagine patito dall’ente.
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