Terni, casa di riposo chiusa dal Comune
parla la titolare e attacca la burocrazia

Terni, casa di riposo chiusa dal Comune parla la titolare e attacca la burocrazia
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 5 Febbraio 2014, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 18:20
TERNI - Dispiaciuta e amareggiata per quanto accaduto, la titolare di villa Florio (la casa di riposo chiusa per gravi irregolarit) si difende contrattaccando, e punta il dito contro la burocrazia. A Terni dal 1980, la signora Livia Rosu, con una velata cadenza dell'Est Europa, spiega al Messaggero come sono andate le cose. In cuor suo dice di sentirsi con la coscienza apposto, anche se ammette di aver sbagliato ad aprire la struttura senza avere ancora in mano la necessaria autorizzazione, ma solo i parere favorevoli della commissione tecnica.



Eppure l'ordinanza di chiusura firmata dal sindaco Leo Di Girolamo dopo l'ispezione dei Nas è scattata ugualmente, come mai?


«Abbiamo fato le cose per bene – risponde Livia Rosu - chiesto le autorizzazione come scrive il regolamento. Tutta la documentazione è stata fatta il 20 di settembre. Il regolamento scrive che entro 90 giorni l'amministrazione mi doveva dare l'autorizzazione. Quando sono andata ad informarmi – prosegue – nemmeno lontanamente si parlava di avere questa autorizzazione. Mi hanno chiesto altri documenti e li ho portati in due giorni».



Ma dell'autorizzazione per aprire la casa di riposo per anziani autosufficienti nemmeno l'ombra. Signora Rosu, perché forza la mano e apre lo stesso villa Florio, commettendo un'errore che le costerà caro?


«Avendo aperto questa attività per necessità e non per hobby – dice - ho messo dentro quattro persone, quattro donne. Ho aperto il 20 di dicembre dopo che passati i 90 giorni non ho avuto nessuna notizia della mia autorizzazione».



Insomma, pensava che valesse il silenzio assenso?

«Ho pensato che come da regolamento mi vengono richieste le cose da portare, e io devo essere corretta a portare tutto, pensavo che sempre per regolamento mi si desse anche me l'autorizzazione, entro il tempo previsto dei novanta giorni».



Ma se aveva tutte le carte in regola perché non ha atteso di avere l'autorizzazione in mano prima di aprire l'attività?

«Avevo la domanda i pareri favorevoli della commissione solo che non avevo l'autorizzazione del Comune. Pensavo che non c'era nulla di male. La mia non era un'attività clandestina facevo le ricevute fiscali, avevo la partita Iva e rilasciavo le fatture. Volevo creare dei posti di lavoro, pagare tutti gli artigiani che hanno lavorato qui. Invece ora rimango bloccata. Fallita in partenza»



Ma l'ordinanza di chiusura è scattata anche per motivi ben più gravi della mancata autorizzazione. All'interno della villa sono state ospitate due anziane risultate non autosufficienti, per giunta accudite da personale non qualificato

«Abbiamo messo quattro persone, quattro donne che abbiamo curato con tanti sacrifici. Una di queste è venuta che stava benissimo, ma dopo tre settimana non so perché un pochino si è deperita».



Ma i familiari erano stati avvertiti?

«Sì, ma non erano peggiorati (la Rosu parla al plurale riferendosi probabilmente anche all'altra anziana ritenuta non più autosufficiente Ndr) da entrare in panico, non camminavano spediti pero mangiavano da sole, una non andava al bagno e gli si metteva il pannolone. Parlavano si intratteneva tra di loro».



E sul personale non qualificato assunto in nero?

«Io – conclude la titolare di Villa Florio - avevo l 'obbligo di mettere una persona, però, questa persona non si poteva assumere regolarmente se non c'era l'autorizzazione. Sono andata dal commercialista che mi ha fatto una promessa di assunzione. Al momento dell'autorizzazione questa persona viene assunta e questa promessa l'abbiamo portata la da loro (probabilmente in Comune Ndr)».
© RIPRODUZIONE RISERVATA