Terni, a 80 anni con il femore rotto per due giorni sulla barella al pronto soccorso: «In ospedale come un pacco postale»

Terni, a 80 anni con il femore rotto per due giorni sulla barella al pronto soccorso: «In ospedale come un pacco postale»
di Lorenzo Pulcioni
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Mercoledì 7 Giugno 2023, 09:42
Due giorni con il femore rotto in attesa di essere ricoverata e operata, in preda ai dolori su una barellina nel corridoio del Pronto Soccorso. E' la disavventura vissuta da un'anziana all'ospedale di Terni dopo una brutta caduta nella giornata di domenica che le ha causato la frattura periprotesica della gamba sinistra. A raccontarlo è la figlia della donna con dovizia di particolari. «Signora, aspetti fuori dalla sala operatoria il primario e dica a lui che sua madre va operata con urgenza. Mi dispiace, ma non abbiamo posti letto». Queste le parole che Stefania Pastori, mamma della signora Quintalina Pinzaglia di 79 anni, si è sentita rivolgere dopo un girovagare di ore tra il Pronto Soccorso dell'ospedale Santa Maria e il reparto di ortopedia per cercare disperatamente di farla ricoverare. «Voglio precisare che dei medici e del personale posso parlare solo che bene per la cortesia e la preparazione. Ma l'organizzazione sanitaria somiglia a un girone dantesco» va giù duro la figlia della signora Quintalina. A complicare la situazione il quadro delicato dell'anziana a causa di un brutto incidente in macchina un anno fa che le aveva provocato la rottura di dodici costole, due acetaboli con sfondamento della testa del femore e del braccio in tre punti. «Ricovero e operazione erano andati bene un anno fa - aggiunge Stefania - anche il successivo intervento per la riduzione della lussazione del femore venti giorni dopo». Da quell'episodio, comprensibilmente, la vita dell'anziana donna cambia radicalmente: «Mia madre era piena di vita e mi aiutava anche a lavoro, adesso temo per la sua salute fisica e morale». Domenica la caduta al termine di un pranzo di famiglia e il trasporto al Pronto Soccorso in ambulanza intorno alle 18. «Da quel momento mia madre è rimasta sul lettino del Pronto Soccorso in attesa, un lettino sottile sopra al quale sentiva molto dolore». Lunedì mattina la figlia della signora comincia a preoccuparsi, ma la situazione non cambia nemmeno martedì mattina: «Mia madre era dolorante in corsia sul lettino in mezzo ad altri sfortunati in attesa, allora alle 11 di ieri mattina salgo al reparto - che era chiuso - e lì mi consigliano, vista la mancanza di posti letto, di andare davanti alla sala operatoria e aspettare il primario per chiedere di operare con urgenza mia madre». La tensione e la preoccupazione si mischiano alla rabbia e alla frustrazione. «A quel punto mi reco alla direzione generale, riesco anche lì con fatica a parlare con qualcuno. Faccio presente che mia madre non è un pacco postale. Da lì mi mandano all'ufficio relazioni con il pubblico e finalmente la situazione comincia a sbloccarsi». Sono le 12.15 di martedì quando parte un giro di telefonate tra reparto di ortopedia e Pronto Soccorso per trovare finalmente un posto letto all'anziana donna che deve essere ricoverata con urgenza. «Dopo un'altra ora di attesa arriva una chiamata da ortopedia e mi dicono, finalmente, che mia madre sarebbe stata ricoverata nel tardo pomeriggio. Mi chiedo se non avessi fatto tutto questo rumore cosa sarebbe successo, quando e come mia madre avrebbe potuto trovare un posto letto per essere ricoverata e operata».
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