Terni, Anna, le protesi per un tumore che non c'era e la stomia: "Voglio vincere la battaglia in tribunale per il mio futuro"

Terni, Anna, le protesi per un tumore che non c'era e la stomia: "Voglio vincere la battaglia in tribunale per il mio futuro"
di Nicoletta Gigli
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Mercoledì 1 Marzo 2023, 00:10

TERNI - «Quello che salta agli occhi sono le amputazioni e lo comprendo ma quello che non mi permetterà mai di essere indipendente è la stomia, che alla fine ho dovuto mettere. Giro con un sacchetto tutto il giorno e questo sacchetto è la mia croce. So che non mi darà mai l’indipendenza».

Anna Leonori, la mamma ternana, che ha perso braccia e gambe a causa di una diagnosi errata legata a un tumore che non c’era, sta facendo i conti con una giustizia che tarda ad arrivare.

Lei, che grazie ai consigli della campionessa paralimpica Bebe Vio da un anno è tornata a vivere «una vita il più possibile normale» con le protesi di ultima generazione donate da associazioni di volontariato e privati dal grande cuore, ora affronta con grande forza il lungo calvario per avere giustizia.

Sono stati chiamati in causa l’ospedale di Terni, il Regina Elena di Roma e l’Ausl Romagna, dove subì le amputazioni. Chiamata in causa dalle altre strutture ospedaliere. A chi negli anni in cui era sospesa tra la vita e la morte l’ha avuta in cura, l’avvocata Francesca Abbati, inoltrò una richiesta di apertura di sinistro per il risarcimento del danno patito dalla donna, madre di due ragazzi di 13 e 17 anni.

Procedura che però non ha avuto esito, al punto che Abbati e la collega, Simona Leonelli, sono state costrette a rivolgersi al tribunale civile di Terni. I periti nominati per svolgere l’accertamento tecnico preventivo il compito di pronunciarsi sull’entità dei danni patiti da Anna.

«In merito alla questione sollevata dalla donna amputata, risalente al 2014 - si legge in una nota dell’ufficio stampa del “Santa Maria” - l’azienda ospedaliera, certa della correttezza dell’operato dei propri sanitari, ritiene doveroso sottolineare che sarà il percorso giudiziario, ancora aperto, a definire eventuali responsabilità ascrivibili alle diverse strutture ospedaliere che hanno avuto in cura la signora».

Un procedimento che Anna conferma di voler affrontare fino alla fine: «Non si libereranno di me finché questa storia non andrà come deve andare - dice Anna. Ho bisogno di sapere che, se le protesi si rompono, posso sostituirle senza rischiare di tornare sulla sedia a rotelle. Ho bisogno di poter contare su una persona 24 ore su 24 per gestire il sacchetto. Chiedere quale sia il danno più grosso tra le quattro amputazioni e la stomia è come chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina. Questa cosa - aggiunge - tutti i giorni mi rende necessario avere persone accanto giorno e notte, è la ragione per cui anche i miei figli debbono intervenire e darmi una mano. La gestione, oltre alla persona che mi posso permettere di pagare per otto ore, il resto della giornata spetta a loro e non è una stupidaggine per due ragazzini.  La gente deve saperlo. Invece di essere io a dare una mano ai miei figli sono costretta a dipendere da loro».

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