Terni, abbandonò il figlio appena nato in una busta di plastica ma per la corte d'appello di Firenze non fu un omicidio: maxi sconto di pena a Giorgia Guglielmi

Terni, abbandonò il figlio appena nato in una busta di plastica ma per la corte d'appello di Firenze non fu un omicidio: maxi sconto di pena a Giorgia Guglielmi
di Nicoletta Gigli
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Giovedì 24 Novembre 2022, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 21:19

TERNI - Giorgia, che durante la gravidanza avrebbe vissuto una situazione di isolamento e di abbandono significativa, non aveva intenzione di uccidere suo figlio.

Quando, quattro anni fa, dopo il parto, abbandonò quel fagottino dentro a una busta nel parcheggio di fronte ad un discount di Borgo Rivo, sperava che qualcuno sentisse il pianto del neonato e si prendesse cura di lui.

Per la corte d'appello di Firenze, che "taglia" la condanna da 14 a 6 anni, non fu omicidio volontario aggravato ma infanticidio.

La tesi difensiva di Alessio Pressi e Attilio Biancifiori, legali della giovane mamma ternana, viene “sposata” dalla corte d’assise d’appello Firenze.

Con una sentenza che, in linea con le indicazioni della Cassazione, cancella la condanna a 14 anni di carcere. La pena per Giorgia Guglielmi scende a sei anni di reclusione alla luce della riqualificazione del reato come infanticidio in luogo dell’omicidio volontario.

Per la donna una forma di omicidio attenuata, che esclude la volontarietà di un gravissimo gesto che sarebbe stato compiuto, per i consulenti nominati dai giudici, da una neomamma in preda a uno stato di abbandono, che durante la gravidanza e il parto è stata lasciata completamente sola, in balia di se stessa.

La corte d’appello di Firenze ha anche revocato la condanna al pagamento della provvisionale di 30mila euro in favore dell’ex compagno della 32enne, padre del neonato abbandonato in una busta di fronte al supermercato e deceduto qualche ora dopo.

Giorgia Guglielmi, che è rimasta per quattro anni ai domiciliari in una struttura protetta di Morlupo e che durante la detenzione ha dato alla luce un’altra figlia, di recente è tornata in libertà su provvedimento della corte d’appello di Firenze.

Alla luce della sentenza, che prevede altri due anni da scontare, è probabile che i suoi legali chiedano l’affidamento in prova ai servizi sociali.

«Che la protagonista sia una giovane madre disperata e senza aiuti e non una criminale lo abbiamo sempre sostenuto - dicono Pressi e Biancifiori. Un evento grave, che è stato riconsiderato e riqualificato grazie all’interpretazione giuridica della prima sezione della Cassazione e della corte d’appello di Firenze».

Il nuovo processo per Giorgia a Firenze è stato disposto dalla Cassazione, che aveva annullato la sentenza della corte d’appello di Perugia con cui la 32enne ternana era stata condannata a 14 anni per omicidio volontario. In primo grado il tribunale ternano l’aveva condannata a 16 anni.

I legali hanno insistito per riqualificare la pesante accusa in quella di infanticidio, una «forma attenuata dalla situazione di abbandono materiale e morale di una donna che, dopo il parto, aveva una limitata capacità di  comprendere la gravità della situazione».

Nella perizia svolta su Giorgia lo psichiatra, Massimo Di Genio, ha escluso l’incapacità di intendere e volere della mamma ternana, rilevando nella donna uno spaccato “socio-relazione patologico”, oltre che “gesti di autolesionismo” e una relazione definita “disfunzionale” con il compagno.

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