"Tentata estorsione": Obbligo di firma per un'avvocata ternana finita nell'inchiesta della Dda di Milano

"Tentata estorsione": Obbligo di firma per un'avvocata ternana finita nell'inchiesta della Dda di Milano
di Nicoletta Gigli
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Venerdì 29 Luglio 2022, 20:09 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 00:28

TERNI - Un’avvocatessa ternana è finita nell’inchiesta della Dda di Milano che ha portato in carcere Luigi Aquilano, il genero del boss di Limbadi, Antonio Mancuso,  Arturo Garofalo, ritenuto contiguo alla famiglia palermitana dei Fontana e Christian Cucumazzo, ritenuto vicino alla Sacra Corona Unita.

Per l’avvocatessa Viola Moretti, 33 anni, nata a Terni e da anni residente a Milano, è stato disposto l’obbligo di firma.

Per l’accusa la donna sarebbe la "mandante" del recupero crediti per una somma di 44 mila euro nei confronti di un imprenditore lombardo con cui aveva avuto in passato una relazione.

 “Il gruppo avrebbe dimostrato - come si legge in un comunicato del procuratore della repubblica di Milano, Marcello Viola - la capacità di estendere la propria forza di intimidazione anche al di fuori dei confini nazionali, in particolare nelle isole Baleari”.

Dall’attività di indagine è emersa la figura dell’avvocatessa ternana che, ritenendo di vantare un credito di 44 mila euro nei confronti di un piccolo imprenditore della Lombardia, si sarebbe rivolta alle tre persone vicine a Cosa Nostra ora destinatarie delle ordinanze di custodia cautelare in carcere.

La ragazza, per riavere il denaro, si sarebbe rivolta a Luigi Aquilano, genero del boss Antonio Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia), ad Arturo Garofalo, legato alla famiglia di mafia palermitana Fontana, vicina a Totò Riina.

Per l’accusa sostenuta dal gip che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare i due, visto che l’imprenditore non voleva rientrare del prestito, avrebbero fatto “reiterato ed espresso riferimento alle rispettive famiglie mafiose di appartenenza, ossia i Mancuso di Limbadi (per Luigi Aquilano) ed i palermitani Fontana (per Garofalo)”.

L’avvocatessa si sarebbe rivolta anche a Christian Cucumazzo, già detenuto per altri reati e legato alla Sacra Corona Unita. Proprio dal carcere l’uomo avrebbe contattato l’imprenditore tramite Whatsapp, chiedendogli di ripianare il debito. L’imprenditore milanese che sarebbe stato oggetto di estorsione da parte di tre esponenti della Ndrangheta, della Mafia e della Sacra Conora Unita, ha denunciato il tentativo di estorsione a fine maggio. Raccontando agli investigatori della squadra mobile di aver ricevuto “minacce di morte" finalizzate a costringerlo a pagare un asserito debito di 44mila euro con la Moretti, titolare di un’abilitazione da avvocato ottenuta in Spagna, a cui era stato legato sentimentalmente. Debito che l’uomo diceva di non aver mai contratto.

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