Terni, la Telfer e i mosaici di Cagli:
il patrimonio in pezzi

Terni, la Telfer e i mosaici di Cagli: il patrimonio in pezzi
di Sergio Capotosti
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Mercoledì 15 Gennaio 2014, 16:58 - Ultimo aggiornamento: 18:09
TERNI Cosa hanno in comune la Telfer di Papigno e i mosaici di Cagli? Insieme rappresentano il simbolo del degrado culturale in cui la citt di Terni sprofondata, per mancanza di manutenzione. Manutenzione intesa come cura del patrimonio artistico e culturale che invece negli anni è stato lasciato marcire, come se si trattasse di qualche rimanenza di magazzino. Eppure sia la Telfer che i mosaici di Cagli hanno una loro storia, che sarebbe stato meglio salvaguardare piuttosto che mandare in malora. Al contrario il Comune di Terni oggi si trova nella situazione di dover imporre tanto la demolizione della Telfer quanto quella dei mosaici della fontana di piazza Tacito. L’antico manufatto di archeologia industriale, che veniva utilizzato per trasportare da una parte all’altra dello stabilimento elettrochimico di Papigno le materie prime quali carburo e cianamide, sarà abbattuto perché Palazzo Spada teme che prima o poi cada in testa a qualcuno, per quanto è messo male. Una giustificazione che il Centro Malafatti ha da sempre contestato, criticando la scelta di utilizzare 400mila euro per demolire la Telfer. Ma il punto non è capire chi abbia ragione, se il Comune che sostiene che la passerella metallica è pericolosa è perciò va abbattuta, o il Malafatti, secondo il quale la demolizione per motivi di sicurezza è solo una scusa per liberarsi di un ferro vecchio. Il problema è capire come si è arrivati a parlare in questi termini della Telfer, un bene che in altre parti d’Italia sarebbe stato valorizzato a dovere. O salvaguardato, come doveva essere per i mosaici di Cagli, letteralmente spariti sotto i colpi di una cattiva manutenzione. Anche in questo caso il tema è lo stesso, il Comune deve trovare una giustificazione per ordinare la demolizione e ricostruzione delle tessere. Giustificazione che arriva dal rapporto confezionato dal Centro di conservazione e restauro La Venaria di Torino. Che fosse necessario sentirsi dire dagli esperti di Torino che le tessere di Cagli sono distrutte fa sorridere, ma è l’alibi che palazzo Spada si è dovuto costruire per non avere rogne con la Sovrintendenza, che di punto in bianco si è svegliata e si è resa conto che la fontana era rovinata. Sovrintendenza che giusto ieri ha preteso un surplus di documentazione prima di decidere se dare l’ok o meno alla demolizione dei mosaici, e uscire di scena. Il Comune, quasi se lo sentisse, non si è fatto trovare impreparato alla pretesa della Sovrintendenza, che nei prossimi giorni potrà consultare il materiale fotografico confezionato dal Centro La Venaria per rendersi conto che i mosaici sono davvero da buttare.
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