Stress da tasse ingiuste, fa causa e ottiene il risarcimento dai giudici

Stress da tasse ingiuste, fa causa e ottiene il risarcimento dai giudici
di Luca Benedetti
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Mercoledì 2 Settembre 2020, 08:01 - Ultimo aggiornamento: 09:20

PERUGIA Alla fine, un automobilista romano, ha dovuto portate tutti dal giudice di pace. Per dimostrare che due multe prese nel 2008 per l’accesso irregolare in Ztl erano state pagate. Nonostante sostenessero il contrario sia l’Agenzia delle Entrate che il Comune di Perugia.

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Dal giorno della multa alla fine dell’odissea la vicenda è durata quasi dodici anni. Ma alla fine l’automobilista romano ha vinto e ha ripreso indietro i soldi delle multe pagate in più per colpa della burocrazia. Il suo avvocato, Simona Ferulli, nel citare Agenzia delle Entrate e il Comune, aveva anche chiesto un risarcimento per lo stress subito. Ecco il passaggio chiave nella richiesta di condanna dell’avvocato dell’automobilista vessato: «...condannare il Comune di Perugia o l’Agenzia delle Entrate-Riscossioni, in solido tra loro ovvero pro quota parte, al risarcimento del danno da stress subito dal conducente, a seguito dell’inutile ritardo della controversia...».

Occhio alle date. Il 4 ottobre del 2008 l’automobilista romano entra due volte in Ztl senza l’autorizzazione. Arrivano le multe. Decide di fare ricorso al giudice di pace. Che il 30 giugno del 2009, respinge il ricorso. Sin qui tutto normale. Le multe, per un importo di 285 euro vengono pagate il 20 dicembre del 2011. Due anni dopo, nel 2013 arriva a un sollecito di pagamento che aveva come base una cartella esattoriale del 26 luglio 2012. Che però chi ha portato Comune ed Agenzia delle Entrate davanti al giudice di pace sosteneva di non aver mai ricevuto. Bastava inviare il fax dei bollettini pagati per dimostrare che era tutto a posto? Una pia illusione. Perché nel settembre del 2017 arrivavano i solleciti di pagamento sia delle due multe del 2008 che della cartella esattoriale.

L’unica strada per uscirne, secondo l’automobilista romano era estrarre copia del ruolo chiedendo all’Agenzia delle Entrare chiarimenti per capire. Chiarimenti che non sono mai arrivati. Ad ogni buon conto decideva di pagare i 291,34 euro per chiudere la partita. Il Comune, a quel punto, però, notificava il discarico amministrativo della cartella esattoriale relativa alle multe. Visto l’atto l’automobilista finito nella trappola della burocrazia chiedeva indietro i soldi pagato in più. M

a riceva solo silenzio tanto da dover portare Comune ed Agenzia delle Entrate davanti al giudice di pace. La costituzione in giudizio è del 23 gennaio 2019. Tra fissazione dell’udienza e svolgimento del processo di anno ne passa un altro. Alla fine ne è valsa la pena: il giudice di pace, Serafina Liosi, ha dato ragione all’automobilista vessato dalla burocrazia condannando l’Agenzia delle Entrare alla restituzione del secondo pagamento, quello da 291,34 euro e il Comune e la stessa Agenzia a 43 euro per spese di lite e 350 per le spese legali.

Una curiosità. La burocrazia ci ha messo lo zampino anche alla fine quando la partita è chiusa. Perché in fondo alla sentenza al “così deciso in Perugia...”, c’è la data dell’11 febbraio 2010. Ma il timbro del deposito, 12 febbraio 2020, mette fine anche all’ultimo inciampo.

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