“Risorse che possono essere ora messe a disposizione della città per i servizi di cui necessita” commenta il sindaco Giuseppe Germani che raccoglie però i frutti dell’iniziativa avviata dal suo predecessore Toni Concina quando nel marzo 2011 l’allora Giunta, dopo aver transato per 1,5 milioni di euro i contratti con la Royal Bank of Scotland che fino al 2032 sarebbero costati 700mila euro l’anno, decise di contestare alla Bnl i sette contratti sottoscritti tra il 2003 e il 2006 prima da Stefano Cimicchi e poi da Stefano Mocio. Entrambi, insieme ai loro assessori dell’epoca tra cui lo stesso Germani, finirono anche sotto scacco della Corte dei conti che tuttavia sospese il giudizio sul presunto danno erariale in attesa della pronuncia del tribunale. La causa venne incardinata al tribunale di Orvieto che nell’ottobre 2011 concesse la sospensiva dei contratti che sarebbero altrimenti costati circa 600mila all’anno. Poi, con l’accorpamento a Terni, continuò il suo lungo iter davanti ai giudici della Conca fino all’epilogo scritto mercoledì dalle 20 pagine della sentenza firmata da Tommaso Bellei. Il tribunale ha dunque dichiarato la “nullità dei contratti” e condannato la Bnl alla restituzione al Comune di Orvieto di circa 515mila euro oltre al pagamento di 23.500 euro di spese legali.
Una cifra alla quale tuttavia vanno aggiunti 2 milioni di euro che l’amministrazione aveva iniziato ad accantonare dal 2012, circa 300mila euro all’anno. Il giudice ha riconosciuto la linea del Comune, affidata allo studio Zamagni-Acciari, con una sentenza - come peraltro già quella della sospensiva del 2011, destinata a fare giurisprudenza nei contenziosi tra banche ed enti pubblici. Da capire, tuttavia, se ora la Bnl proporrà appello. La questione degli swap fu all’epoca al centro di una rovente polemica politica con l’opposizione di allora che contestò la decisione dell’amministrazione Concina, all’epoca alle prese con il disastrato bilancio ereditato che portò poi al predissesto, di avviare una battaglia legale contro la Bnl.
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