Suicidio assistito, la battaglia di Laura a Perugia: «Dopo un anno voglio risposte e la libertà di decidere della mia vita»

Filomena Gallo, Laura Santi e Marco Cappato
di Egle Priolo
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Giovedì 1 Giugno 2023, 09:43

PERUGIA - «Quando ho i miei momenti di down, quando la fatica neurologica mi succhia tutte le energie, beh sì, in quei momenti alla morte ci penso. Però alla fine io vado avanti perché ho parecchie cartucce ancora da sparare. Ma ho iniziato questo percorso perché voglio mettere in banca un pezzetto di carta che mi dica “Sei libera”». Libera di scegliere. Come prevede la sentenza della Corte costituzionale 242 del 2019 sul fine vita e il suicidio assistito. E solo questo chiede Laura Santi, giornalista, a lungo firma anche de Il Messaggero, e adesso anche attivista dell'associazione Luca Coscioni. Con cui ha denunciato ai carabinieri la Asl Umbria 1 per omissione di atti d'ufficio, per aver omesso di «fornire una risposta completa che consentisse di concludere la procedura prevista dalla sentenza n. 242/2019 per accedere all’aiuto al suicidio assistito».

Sembra impossibile parlare di fine vita con una donna, un'amica e una professionista vitale come Laura Santi: lei ha sempre amato la vita, corrisposta, nonostante un male come la sclerosi multipla, in una forma progressiva e avanzata. Ma il punto è proprio questo: vuole vivere ma essere libera di scegliere quando mettere il punto al suo articolo più importante, se la sua stesura dovesse diventare insopportabilmente gravosa. E contraria al concetto stesso di vita. Tutto qui. 
È per questo che nell'aprile del 2022 ha inviato alla Asl la richiesta di verifica delle condizioni per accedere alla morte assistita. Trascorsi inutilmente quattro mesi – spiega una nota dell'associazione Luca Coscioni – ha inviato una diffida ad adempiere a cui la Asl «rispondeva speculativamente amplificando i tempi e senza fornire risposte concrete». Poi un'altra diffida e a novembre 2022 «l’azienda sanitaria, tramite una commissione medica, effettuava le verifiche e i colloqui, e il 2 dicembre provvedeva ad inviare la relazione finale». Laura Santi e i suoi legali però a quel punto si accorgono che la relazione fosse «incompleta in quanto priva dell’indicazione del farmaco e delle modalità di auto somministrazione e priva del parere del comitato etico». Partono nuovi solleciti e solo lo scorso 16 marzo l'Asl, sempre secondo il resoconto dell'associazione, le comunica che «il Comitato Etico non ha ancora un assetto organizzativo ed operativo per esprimersi nella materia, sancendo definitivamente l’impossibilità per Laura Santi di completare il percorso». 
Una trafila e una battaglia che ieri Laura, a bordo della sua fiammante Pinkie, ha reso note insieme alla denuncia nei confronti dell’Asl Umbria 1, depositata insieme al suo suo avvocato Filomena Gallo e a Marco Cappato, segretaria e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, al Comando provinciale dei carabinieri di Perugia.
«Attendo da 400 giorni una risposta dalla Asl – spiega Laura -. Io ho iniziato questo percorso perché voglio mettere nel cassetto la possibilità di scegliere, avere quella carta che mi dica “Non devi farlo per forza oggi, lo puoi fare anche domani”». E invece «sono dovuti intervenire ripetutamente i miei legali» e si «è reso necessario attivare le giurisdizioni, sia quella penale con un esposto che quella civile per vedermi riconosciuto un diritto già pienamente vigente nel nostro ordinamento: non ho ancora deciso di lasciare la vita, ma ho il diritto di essere libera di farlo».
Filomena Gallo, il difensore che coordina anche il collegio legale – composto da Francesca Re, Angioletto Calandrini, Alessia Cicatelli, Rocco Berardo – ha anche sottolineato come «l’intento di disapplicare la sentenza della Corte costituzionale sia palese anche da parte del Governo che ha inviato una lettera alle regioni senza forza di atto vincolante sul ruolo dei comitati etici. Il Ministro della salute, in violazione del giudicato costituzionale, ha deciso che i comitati etici in carica nelle funzioni per cui sono stati istituiti non devono esprimere pareri richiesti dalla Consulta. Questo Governo ha così creato una frattura grave violando la Costituzione e violando il rispetto degli effetti delle sentenze della Consulta».
«C'è necessità e urgenza - ha ribadito Marco Cappato - di intervenire anche a livello regionale, vista la latitanza persistente del Parlamento, per definire i tempi e le modalità con cui le persone malate hanno diritto di ricevere una risposta, ai sensi di una sentenza costituzionale che ha valore di legge e dunque deve essere applicata senza discriminazioni. Per questo motivo in molte regioni d’Italia stiamo promuovendo una legge regionale attraverso la campagna “liberi subito”».
«Io sono rimasta impressionata da questa attesa – conclude Laura Santi -.

Ho pensato ok io sono peggiorata, ho i miei momenti veramente down e lì ci penso. Però alla fine vado avanti perché ho parecchie cartucce da sparare. Ma chi sta male, chi sta peggio di me e non può aspettare, magari non è dentro l'associazione, non ha contatti e non ha voce per parlare? Mi fa il sangue livido questa roba. Mi arrabbio per me ma anche per gli altri».

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