Murales di Palazzo Collicola, Tonelli
paventa irregolarità e contrattacca:
«Polemiche strumentali»

Marco Tonelli, nuovo direttore della Galleria d'arte Moderna di Palazzo Collicola a Spoleto
di Antonella Manni
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Lunedì 8 Aprile 2019, 23:38
SPOLETO - Street Art a Palazzo Collicola, il nuovo direttore Marco Tonelli risponde alle sollecitazioni del Pd e dei consiglieri comunali di minoranza Camilla Laureti (Per Spoleto) e Luigina Renzi (Ora Spoleto), scrivendo una lettera aperta, inviata anche al sindaco Umberto de Augustinis e all'assessore alla cultura Ada Urbani, contro il “coro di vibrante protesta” (con raccolta firme in corso, arrivate a circa 300) in difesa dei murales fatti realizzare dall’ex direttore Gianluca Marziani. “Cancellare i murales, realizzati tra gli altri da Sten Lex, Di Fabio, Obqueberry, Moneyless e via dicendo? Niente di più falso – affrerma Tonelli -. Il sottoscritto ha inviato ai muralisti in questione una mail in cui ha chiesto non l’autorizzazione (non ne avrei bisogno, la legge parla chiaro), bensì una sorta di liberatoria, informandoli della necessità di rivedere il percorso museale, di dover probabilmente ricoprire (temporaneamente e senza distruggere) alcuni interventi murari con pannelli didattici e segnaletica”. A suo sostegno, Tonelli riporta il parere di “un architetto del Politecnico di Milano, allestitore di mostre che, dopo un sopralluogo a Palazzo Collicola, su quei murales scrive: “Anche quando intendono relazionarsi con l’architettura, presentano un grave intralcio all’integrità spaziale e architettonica che va necessariamente a condizionare qualsiasi futuro progetto allestitivo”. Detto questo, cita le risposte degli autori dei murales, più o meno accondiscendenti: “Certo - spiega Tonelli - nessuno ha fatto i salti di gioia, ma la questione è che la protesta è stata alimentata dall’ex direttore e dal candidato sindaco perdente (Camilla Laureti, n.d.r.) (che da assessore alla cultura aveva sostenuto l’ex direttore): il sospetto di una strumentalizzazione politica di squadra è più che evidente, non si tratta solo di questioni estetiche”. Tonelli definisce dunque la protesta “inopportuna, intempestiva e fuori luogo” perché “La Soprintendenza aveva autorizzato interventi temporanei e su supporti rimovibili. Detto ciò, qualcuno potrebbe essere responsabile di una irregolarità, ma se denunciassi il fatto, chi ne risponderà se non il direttore e l’assessore dell’epoca?”. E, poi, bacchetta: “Nessuno dei paladini del patrimonio artistico ha mai sollevato polemiche sul degrado in cui versa dal 2016 il Wall drawing di Sol Lewitt, il più importante pittore di pareti del mondo? Io appena insediato ho convocato tre diversi conservatori ed informato la Fondazione Lewitt per progettarne un restauro”. Quindi: “Si scandalizzano che possano finire distrutti alcuni interventi murali. Ma che l’allestimento originale di Giovanni Carandente sia stato mutilato non interessa? Perché non ci danno una mano piuttosto che tenderci subdole e inconcludenti trappole?”. Infine, “Sul Messaggero del 5 aprile l’ex direttore ha parlato del valore dei murales di 500 mila euro, che neanche Banksy arriva a tanto”, ricorda Tonelli. Sottolineando: “Molti murales stanno ammuffendo, altri hanno perso pellicola pittorica o si sono spaccati col terremoto del 2016. Se tanto è il loro valore, perché non essersi preoccupati di conservarli meglio, facendoli realizzare su pareti preparate adeguatamente o supporti rimovibili, appunto come era richiesto nei documenti ufficiali?”.





 
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