Strage di San Giustino, Aci: «Basta scambi di gagliardetti, le istituzioni sistemino le strade. Qui sta sparendo una generazione»

L'auto in cui sono morti i quattro giovani a San Giustino
di Egle Priolo
3 Minuti di Lettura
Domenica 4 Dicembre 2022, 16:28

PERUGIA - «Sono 20 anni che combatto per la sicurezza delle strade e adesso sono sinceramente mortificato. Perché quando vado a chiedere aiuto alle istituzioni, tante cerimonie, ci scambiamo i gagliardetti, foto e strette di mano, ma alla fine sono chiacchiere. E nessuno fa niente di concreto. Fino ai pianti per il prossimo morto. Mi sono scocciato». È arrabbiato davvero Ruggero Campi. È presidente dell'Automobil club di Perugia da lustri e il suo impegno per la sicurezza sulle strade e soprattutto per i giovani è noto. E la notizia dei quattro ragazzi di San Giustino, arrivata due giorni dopo il suo ultimo appello alle istituzioni a fare qualcosa, commentando i dati in crescita sugli incidenti stradali, lo ha annichilito.

Presidente, quella strada di San Giustino è tristemente nota per un'altra tragedia che sconvolse l'Umbria: quattro ragazzi morti nel 1999 con identiche modalità. Che problema c'è?
«Abbiamo già segnalato quella strada tra quelle pericolose. Ma la domanda andrebbe fatta al suo proprietario. Il manto stradale, oggi, è consumato? L'altra notte pioveva e l'acqua, si sa, rende tutto più scivoloso. Ma l'asfalto deve assicurare aderenza: se ha perso porosità, la scivolosità raddoppia e la strada diventa una saponetta. Sarebbe il caso di fare sopralluoghi sulle nostre strade: ci sono lavori e manutenzioni da fare o è sempre colpa del fato?».
Le manutenzioni costano e i soldi non ci sono, si risponde spesso...
«L'istituzione non li ha? E allora li vada a chiedere. A imprenditori illuminati, una sorta di Art bonus ma per la sicurezza di tutti: adotta una strada, adotta i ragazzi, adotta la vita. Oggi diciamo che gli incidenti sono in aumento per la pandemia che ci ha disabituato alla guida, domani sarà colpa dell'influenza o del campionato di calcio... E invece io vedo sparire una generazione per ignavia. Troviamo imprenditori che vogliano diventare paladini della sicurezza stradale: ne bastano un paio, gli altri arriveranno». 
E oltre alle manutenzioni?
«C'è bisogno di educazione. Noi organizziamo da anni corsi di guida sicura e da gennaio 2023 il nostro autodromo dell'Umbria sarà il primo autodromo d'Europa a diventare società benefit. Che significa? Saremo obbligati strutturalmente a dedicare parte della sua ricchezza a corsi di guida sicura. Corsi gratuiti, ma non facciamo mica beneficenza: è solo un altro modo di fare impresa, di guadagnare, ma con un progetto preciso a vantaggio di tutta la comunità».
Lei dice spesso che mettere un'auto in mano a qualcuno è dargli un'arma carica, che è questa la consapevolezza da avere una volta al volante. Come si fa a renderla un'arma a salve?
«La sicurezza stradale è una cosa complessa.

E proprio per questo è necessario fare rete, fare sistema. Ognuno, per quanto di sua competenza, deve metterci un mattoncino. Noi come Aci, ci impegniamo sui corsi e sull'educazione, anche nelle scuole, ma ognuno degli altri deve metterci del suo: dal singolo automobilista alle istituzioni. Dobbiamo smetterla con chiacchiere e gagliardetti mentre qui sparisce una generazione». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA