Strage di Bologna, una donna per il neofascista con base a Foligno. La passione per le armi di Paolo Bellini. Cosa c'era nella valigetta del mistero

Strage di Bologna, una donna per il neofascista con base a Foligno. La passione per le armi di Paolo Bellini. Cosa c'era nella valigetta del mistero
di Luca Benedetti e Giovanni Camirri
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Lunedì 3 Agosto 2020, 13:00 - Ultimo aggiornamento: 13:57

FOLIGNO - C’è anche una donna nella strana vicenda umbra di Paolo Bellini, alias Roberto Da Silva, l’ultimo degli accusati della strage alla stazione di Bologna. C’è una donna, una studentessa universitaria folignate, con la quale il neofascista di Avanguardia Nazionale, poi uomo delle mafie, poi pentito, ha avuto una relazione negli anni in cui ha fatto base in città.
LA DONNA
Negli incartamenti della giustizia che, nel corso degli anni hanno cercato di inquadrare le mosse di Bellini fino ad arrivare ad inchiodarlo con la richiesta di giudizio per la strage del 2 agosto 1980, ci sono poche righe che raccontano di una relazione.
Il finto brasiliano arrivato a Foligno per prendere il brevetto da pilota nel 1977 frequentava una studentessa universitaria che abitava, all’epoca, alle porte di Foligno, a Fiamenga. Due righe nei fascicoli che riguardano Bellini e che indicano, però, il modo di muoversi del neofascista.
Per non dare troppo nell’occhio anche una ragazza da esibire sottobraccio, evidentemente andava bene. Anche se Da Silvia Bellini, a parte con gli aerei, a Foligno, quando non andava in giro, faceva vita riservata. Ma non nascondeva le sue passioni.
LE ARMI
Per esempio quella per le armi. Per «la caccia grossa», raccontava lui.
Tant’è che negli accertamenti su Bellini-Da Silva, secondo quanto risulta al Messaggero, il titolare di una armeria nel cuore della città raccontò che il neofascista con passaporto brasiliano gli fece controllare una carabina a palla con anima rigata che aveva il cannocchiale che non funzionava bene. Il titolare, che lo vedeva per la seconda volta, sbloccò il congegno e riconsegnò subito l’arma a Bellini-Da Silva.
In quell’armeria (ma gli accertamenti su eventuali servizi fatti a Bellini riguardarono tutti i negozi di armi della città) Bellini-Da Silva fu accompagnato dal titolare dell’albergo Nunziatella dove aveva stabilito il suo domicilio dal 1977 al 1981 una volta arrivato dal Brasile con un passaporto vero per un nome fasullo: Roberto Da Silva nato a Rio de Janeiro il 29 marzo 1953.
I DOCUMENTI
Già, l’albergo. Come risulta dagli atti del tentato omicidio dell’amante della cugina di cui Bellini fu accusato a inizio anni Ottanta, la Nunziatella fu scelta perché aveva prezzi modici. E in quell’albergo, dopo l’arresto di Bellini, arrivò un prete che portò via la valigetta del neofascista. C’erano solo i brevetti da pilota, come emerge dai fascicoli e le informative su Bellini, oppure, come sarebbe emerso a margine del processo di Reggio Emilia per il tentato omicidio, dentro c’erano carte che potevano riguardava l’eversione nera?
Per gli accertamenti su Bellini, a inizio anni Ottanta, arrivano a Foligno anche gli agenti della Digos della questura di Bologna. Indagini politiche che portarono la Digos bolognese a lavorare a Foligno per almeno tre giorni.
I DUBBI
Ma la domanda dei misteri resta sempre senza risposta. Perché Bellini-Da Silva aveva scelto Foligno? Possibile che nessuno in città sapesse? E quel viaggio in Brasile con un avvocato folignate amico di Bellini indicato come missino(ma non faceva attività politica diretta), fu fatto con Roberto Da Silva o Bellini sapeva perfettamente con chi poteva scoprire tranquillamente le sue carte?

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