La squadra speciale che assiste i pazienti Covid a casa: «Coi malati un legame speciale»

La squadra speciale che assiste i pazienti Covid a casa: «Coi malati un legame speciale»
di Monica Riccio
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Giovedì 30 Aprile 2020, 07:10

ORVIETO (tr) Sono ufficialmente operative da fine marzo in tutta Italia, si chiamano Usca -  Unità Speciali di Continuità Assistenziale e nell'ambito della Usl Umbria 2 operano a pieno regime a Terni, Foligno, Spoleto e Orvieto. Le loro funzioni sono principalmente rivolte alla cura dei pazienti Covid-19  con bisogni di assistenza compatibili con la permanenza al domicilio; si occupano inoltre del monitoraggio, sempre a domicilio, di pazienti dimessi da strutture ospedaliere e di pazienti con sintomatologia clinica sospetta per Coronavirus, di cui non è nota l’eventuale positività. I medici delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale, sono equipaggiati con dispositivi di sicurezza e dotati di varie apparecchiature elettromedicali, sono attivi 12 ore al giorno, dalle 8 alle 20, sette giorni su sette, in turni da due persone. A Orvieto la squadra Usca è composta da cinque giovani medici, non tutti orvietani, tutti neo-abilitati alla professione medica, con età variabili tra i 27 e 30 anni, tutti al loro primo incarico, alcuni con studi completati a L'Aquila, Terni, Perugia: Diletta Riccetti, Francesca Tessari, Marco Giuranna, Sara Martirani, Samuele Agusto che a breve sarà trasferito nella Usca di Terni e sarà sostituito da Leonardo Pimpolari. Sono tutti medici che hanno risposto alla richiesta della Usl Umbria 2 e hanno fatto domanda per essere inseriti nella nuova squadra di assistenza.

«Abbiamo seguito un percorso di formazione specifico, che continua anche ora che siamo operativi – spiega la dottoressa Riccetti – seguiamo costantemente un ciclo di formazione, restiamo aggiornati praticamente ogni giorno». Il loro lavoro è parte del quotidiano  monitoraggio e della gestione della epidemia che fa capo al Distretto Sanitario di Orvieto, diretto dalla dottoressa Teresa Urbani, e al Servizio di Igiene e Sanità Pubblica diretto dal dottor Marco Mattorre.

“La nostra squadra – spiega Riccetti – è parte di un ingranaggio, un gruppo di lavoro che ci supporta ottimamente e ci consente un confronto professionale che per noi è motivo di crescita per quanto riguarda le informazioni, le nozioni, e in ogni momento siamo collegati ai vari medici del territorio, una specie di ponte tra i medici di base e gli specialisti”. In poco tempo – sono operativi dal 6 aprile – i cinque medici hanno saputo ritagliarsi uno spazio speciale nel cuore dei loro pazienti che ne hanno fatto un punto di riferimento solido, puntuale e presente, in questo momento difficilissimo della loro vita, quando cioè, malati e isolati dal resto dei loro cari, hanno spesso difficoltà a gestire la malattia. “
«Instaurare con il paziente la cosiddetta alleanza terapeutica è un aspetto che ci riempie di orgoglio – dice Riccetti – sapere che il nostro lavoro è parte del loro cammino verso la guarigione, che hanno fiducia in noi, che collaborano, che seguono scrupolosamente le indicazioni, è molto importante».” I cinque medici sono al loro primo incarico ma sono tutti preparati e entusiasti di questa esperienza:“«Siamo una squadra affiatata – dice Riccetti – per tutti noi questa esperienza è gratificante, importante e a livello formativo ci offre una grande opportunità di confronto con i colleghi con i quali ci interfacciamo spesso».” Sul paziente, e sul come trattarlo, sono però loro a decidere: «La prima cosa che facciamo quando entriamo in servizio la mattina è verificare se abbiamo nuovi pazienti, poi cominciamo il primo giro di telefonate ai pazienti che ci riferiscono i parametri che chiediamo loro di verificare, questo ci permette di stabilire se è necessaria una visita sul posto o se possiamo risentirci per un altro giro di controlli telefonici. Usiamo la video-chiamata, possiamo eseguire elettrocardiogramma, spedirlo al cardiologo e confrontarci con lui se necessario, insomma il nostro è un lavoro di controllo e cura del paziente, con il quale si instaura un rapporto di fiducia, di collaborazione».

Il lavoro che i cinque medici stanno facendo a Orvieto è retribuito ma è anche per loro una esperienza impagabile: “Crediamo molto in quello che facciamo – spiega ancora – siamo molto soddisfatti, e quando un paziente guarito ti cerca ancora anche solo per un saluto, ecco sappiamo di aver fatto davvero il nostro lavoro e ne siamo felici. Porteremo sempre con noi questa esperienza, sappiamo di entrare nelle vite delle persone in un momento per loro difficilissimo e particolare, e facciamo la differenza sostenendoli nelle loro tante, inevitabili fragilità. E tutto questo, poi alla sera, quando fai il bilancio della giornata ti dà quella marcia in più, un senso meraviglioso di crescita professionale e umana».

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