Ex Novelli, tra le pieghe dell'indagine il giallo di un ipotizzato sabotaggio

Una manifestazione davanti allo stabilimento di Spoleto. Nei riquadri Saverio Greco (sx) e l'ex procuratore Eugenio Facciolla (dx)
di Ilaria Bosi
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Giovedì 23 Aprile 2020, 16:37 - Ultimo aggiornamento: 16:39
SPOLETO - Ex Novelli, agli atti dell’inchiesta di Castrovillari spuntano anche un sospetto sabotaggio e un’ipotizzata contraffazione. A parlarne, in alcune telefonate intercettate durante l’indagine a carico di Saverio Greco, è proprio una delle fonti che l’amministratore di Alimentitaliani risulta avere in Umbria e che sembra essere piuttosto informata su alcune dinamiche dello stabilimento di Spoleto. Proprio qui, nel quartier generale del comparto uova, ha sede Fattorie Novelli, una delle società ricche che hanno inguaiato i fratelli Saverio e Cataldo Greco, indagati in Calabria per bancarotta fraudolenta in concorso. Nelle conversazioni in questione, da cui - come annotano gli inquirenti - «emergono fatti aventi valenza penale», vengono lanciate accuse specifiche a carico di un paio di manager umbri. La lente della procura sui balletti societari che hanno caratterizzato la presenza dei Greco in Umbria, come si ricorderà, si è stretta dopo l’operazione di scorporo delle società agricole (Fattorie, Bioagricola e Cantine, tutte sotto sequestro), sfilate da Alimentitaliani pochi mesi dopo la controversa operazione di cessione a un euro consumata al Mise e poco prima che venisse depositata la richiesta di concordato preventivo al Tribunale di Castrovillari (che successivamente ne ha decretato il fallimento). A dar forma al sospetto un dato: le tre società scorporate sono sempre rimaste in famiglia, cedute da Saverio al fratello maggiore Cataldo (il 10 per cento come persona fisica e il restante 90 per cento in qualità di amministratore di Poderi Greco) per un corrispettivo di 340mila euro, mai corrisposto. Un’operazione a dir poco ambigua, che ha attirato l’attenzione della procura di Castrovillari e in particolare dell’allora procuratore capo Eugenio Facciolla e del sostituto Angela Continisio. Proprio quest’ultima, di recente, ha firmato da sola l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, naturale preludio alle richieste di rinvio a giudizio. L’ex procuratore, infatti, è stato trasferito d’urgenza in circostanze controverse, che hanno generato una vera e propria levata di scudi tra quanti hanno conosciuto e stimato il magistrato. Contro il suo trasferimento è stata anche promossa una raccolta di firme sulla piattaforma change.org, che ha fatto registrare migliaia di adesioni. E se c’è chi sospetta che Facciolla abbia pagato con il trasferimento la sua rigorosa integrità professionale, è innegabile che molte sue inchieste hanno sfiorato piani alti e fatto tremare diversi centri di potere. Nel caso dei Greco non è un mistero che nell’indagine per bancarotta sia emersa una fitta rete di conoscenze, che accosta gli imprenditori cariatesi ad alcuni ambienti della politica locale e nazionale e che attesta contatti e buone conoscenze anche con alcuni rappresentanti di forze dell’ordine e magistratura. Contatti e relazioni, va ribadito, del tutto legittimi ma che in alcuni ambienti hanno talvolta determinato più di una suggestione.
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