«Speriamo di riabbracciarli presto». Perugia in ansia per la coppia bloccata a Kiev per un'adozione

«Speriamo di riabbracciarli presto». Perugia in ansia per la coppia bloccata a Kiev per un'adozione
di Egle Priolo
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Domenica 27 Febbraio 2022, 10:32

PERUGIA - «Spero di riuscire a riabbracciarli presto». Così Franco, fratello e cognato di Ida e Marco, la coppia di perugini bloccati a Kiev dall'invasione russa, commenta con Il Messaggero la paura per i parenti partiti per l'Ucraina il giorno prima dell'attacco.

Il pericolo era nell'aria da giorni, ma Ida e Marco avevano un motivo più forte della preoccupazione per raggiungere Kiev: l'ultima udienza per riuscire ad adottare un bambino, con le pratiche che solo chi ci ha provato sa quanto siano lunghe e sfibranti. Mesi e mesi di attesa, le prove, i servizi sociali, la burocrazia. Un percorso anche doloroso che solo la determinazione di realizzare un sogno ti fa portare avanti. E loro erano ormai all'ultimo bivio prima di poter abbracciare un figlio e sono partiti. Ma le bombe, gli aerei e le sirene nella notte hanno reso il viaggio della speranza in un tour nel terrore. Per loro e per chi, invece, è lontano oltre duemila e duecento chilometri e sta attaccato al telefono aspettando loro notizie. Proprio come Franco e il resto della famiglia: tutti a chiudere ogni telefonata inutile per evitare di perdere l'attimo dell'unica comunicazione attesa, quella dall'Ucraina. Dove Ida e Marco, una volta segnalata la loro presenza a Kiev, sarebbero stati presi in carico dall'Ambasciata italiana e portati in un luogo sicuro. Il resto, a Perugia, è attesa e silenzio. Nella speranza che la famiglia si possa riunire presto a casa e magari con l'ultimo arrivato.

Portato letteralmente via dalla guerra da mamma e papà.

L'APPELLO
Intanto sempre da Perugia, un appello ad «attivare un corridoio umanitario accademico che riesca a salvare i nostri studenti, affinché possano continuare gli studi, in nome dei valori europei per cui l'Ucraina sta combattendo da otto anni per difenderli dal regime di Putin» è stato lanciato dalla prorettrice dell'Università nazionale di Kiev, Olena Motuzenko, intervenuta in collegamento dalla capitale ucraina al congresso della Sinistra Universitaria-Udu Perugia. «I ragazzi - ha aggiunto - arriveranno traumatizzati dalla guerra, perciò a loro servirà non solo supporto accademico ma anche l'affetto dei coetanei e delle persone che gli possono stare vicine». «Purtroppo - ha spiegato, nel video diffuso dagli organizzatori dell'incontro - i nostri studenti sono dispersi in tutta l'Ucraina, non sappiamo dove sono né riusciamo a rintracciarli, mentre quelli che riusciamo a contattare stanno nascosti per mettersi al sicuro dai bombardamenti. Da giorni Kiev, una bellissima città europea, sta diventando un deserto per via delle bombe che stanno cadendo sui palazzi della popolazione civile». «Ragazzi - ha continuato - questo è l'aiuto che potete offrire, e ricordiamoci che questa non è una guerra che interessa solo l'Ucraina, bensì tutta l'Europa e il mondo intero».

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