«Sono stata stuprata due volte ma non ho mai detto niente»

Il tribunale di via XIV Settembre
di Enzo Beretta
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Giovedì 13 Ottobre 2022, 07:00

Una donna di 33 anni ha raccontato di essere stata vittima per due volte di stupro ma di non aver mai denunciato nessuno per quei fatti. «Sono stata violentata due volte ma non ho mai detto niente. Alcuni lo sanno…», ha sussurrato con la voce bassa rotta dall’emozione. Ha aggiunto anche che il suo ex fidanzato la utilizzava come cavia per costringerla a provare sul proprio corpo gli effetti della droga, più in particolare della ketamina, un allucinogeno sintetico solitamente utilizzato per non far sentire la stanchezza ai cavalli impiegati nelle corse clandestine. Il racconto choc è stato fatto davanti al giudice del tribunale di Perugia nel corso del processo per direttissima nel quale la giovane si è ritrovata imputata per essere stata arrestata lunedì sera al termine di una serata turbolenta in un bar di Corciano. La 33enne viene ritenuta responsabile dei reati di lesioni, violenza privata, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, oltre che di danneggiamenti. Con queste accuse è stata accompagnata nell’aula B del tribunale penale: quando è entrata aveva un vistoso cerotto sulla guancia destra a coprirle una ferita. Le è stato applicato in queste ultime ore al pronto soccorso.

I fatti, per come è stato possibile ricostruirli, sono andati in questa maniera: la giovane era «in stato di alterazione da smodata assunzione di sostanze alcoliche» quando fuori dal locale sarebbe stata aggredita da uno straniero che l’ha ferita al volto con un oggetto appuntito. Stando a quanto riferito l’imputata - come detto ubriaca - si sarebbe risentita con la barista che, a suo dire, non avrebbe mostrato solidarietà e non l’avrebbe aiutata.

Per questa ragione le ha tirato i capelli e l’ha strattonata: la barista è finita in ospedale per la «contusione alla parete toracica e alla spalla destra», il referto parla di cinque giorni di prognosi. L’iniziale ipotesi di reato di rapina è stata riqualificata dal pm Gennaro Iannarone in violenza privata: alla dipendente del locale, infatti, ha anche «strappato di mano il cellulare, impedendole di chiamare aiuto». Sono volate alcune bottiglie e in quei minuti di follia ha danneggiato il dispenser delle bevande. Nel giro di poco è arrivata una pattuglia della polizia e gli agenti, a loro volta, sono stati bersaglio di offese e strattonamenti.

Durante il processo la 33enne ha ammesso le proprie responsabilità e attraverso il suo avvocato, Saschia Soli, ha manifestato l’intenzione di voler intraprendere un percorso di recupero insieme alla propria famiglia, un percorso utile pure ad affrontare alcune problematiche di natura psichiatrica. Nel corso delle dichiarazioni al giudice riguardante gli stupri che racconta di aver subito in passato, la donna, non ha fatto nomi né riferimenti sul presunto responsabile. Mentre invece, per quanto riguarda l’assunzione di droghe, ha puntato il dito contro il vecchio compagno che l’avrebbe utilizzata come «assaggiatrice». Il giudice ha convalidato l’arresto e l’ha rimessa in libertà: per il momento resta solo in piedi l’obbligo di presentarsi in caserma. La prossima udienza del processo si terrà il 5 dicembre.

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