Sindacalisti obbligati a tornare al lavoro
da settembre distacchi ridotti alla metà

Sindacalisti obbligati a tornare al lavoro da settembre distacchi ridotti alla metà
di Federico Fabrizi
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Giovedì 31 Luglio 2014, 17:26 - Ultimo aggiornamento: 20:23
PERUGIA - A chi tocca tornare al lavoro? Taglia di qua, taglia di l, il Governo Renzi ha messo mano ai “bonus” dei sindacalisti. Dal primo settembre distacchi e permessi per i rappresentanti dei dipendenti pubblici sono ridotti alla met. Non rivoluzione francese, ma abbastanza per mandare in scena, nelle ultime settimane, riunioni a suon di vaffa nelle stanze di Cgil, Cisl e Uil. Il sindacato rosso quello che dovr fare i sacrifici maggiori.

In Umbria la Cgil “funzione pubblica” ha potuto contare finora su 16 persone distaccate, cioé pagate per fare i sindacalisti a tempo pieno (ben 4 da scuola e università). Da settembre si scende 8. Ma anche gli altri sono messi maluccio. La quantità di sindacalisti “distaccati” è calcolata in proporzione agli iscritti.



«Uno dei nostri, un segretario, sta pensando a mezzo permesso», racconta un “delegato” sfinito dall'ennesimo confronto organizzativo. La Cisl sarà costretta a passare da 8 a 4 distacchi, stessa proporzione per la Uil. Pure l'Ugl aveva mezzo distacco: da settembre addio.



In Umbria una ventina di persone la mattina del primo settembre dovranno lasciare la scrivania del sindacato e presentarsi col cartellino da timbrare in Provincia, in Regione, alla Comunità montana o a scuola. Nel Cuore verde i dipendenti della pubblica

amministrazione sono lievitati fino a 50mila, la

galassia dei sindacati è da mal di testa. A parte «la

triplice», come la chiamano gli altri, cioè Cgil, Cisl

e Uil, c'è l'Ugl, l'Usb e poi Diccap, Fiadel, Cimo,

Snami, Fials, Dirrel, Sulpm, Uspol, Siapol, che

rappresentano nell'ordine comunali, medici, dirigenti e vigili urbani... ma sono solo una minima parte

dell'universo di acronimi.



A loro, ai più "piccoli" sidacati, spettano solo i permessi, che ovviamente hanno anche le sigle grandi. I permessi sono autorizzati di volta in volta in proporzione agli iscritti dagli enti datori di lavoro; ne esistono di due tipi: aziendali - per le rsu, cioè i rappresenti eletti dai colleghi - e nazionali, per i segretari delle varie sigle, calcolati dal

Ministero della funzione pubblica. Oggi un dirigente di

un sindacato bello grosso, la Uil ad esempio, sommando le ore di permesso ha diritto a circa un giorno al mese lontano dal posto di lavoro: da settembre la metà. E si litiga per stabilire a chi tocca. Ma quanti sono che usufruisono dei permessi? Bella domanda, gli archivisti stanno contando da settimane.
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