In Umbria la Cgil “funzione pubblica” ha potuto contare finora su 16 persone distaccate, cioé pagate per fare i sindacalisti a tempo pieno (ben 4 da scuola e università). Da settembre si scende 8. Ma anche gli altri sono messi maluccio. La quantità di sindacalisti “distaccati” è calcolata in proporzione agli iscritti.
«Uno dei nostri, un segretario, sta pensando a mezzo permesso», racconta un “delegato” sfinito dall'ennesimo confronto organizzativo. La Cisl sarà costretta a passare da 8 a 4 distacchi, stessa proporzione per la Uil. Pure l'Ugl aveva mezzo distacco: da settembre addio.
In Umbria una ventina di persone la mattina del primo settembre dovranno lasciare la scrivania del sindacato e presentarsi col cartellino da timbrare in Provincia, in Regione, alla Comunità montana o a scuola. Nel Cuore verde i dipendenti della pubblica
amministrazione sono lievitati fino a 50mila, la
galassia dei sindacati è da mal di testa. A parte «la
triplice», come la chiamano gli altri, cioè Cgil, Cisl
e Uil, c'è l'Ugl, l'Usb e poi Diccap, Fiadel, Cimo,
Snami, Fials, Dirrel, Sulpm, Uspol, Siapol, che
rappresentano nell'ordine comunali, medici, dirigenti e vigili urbani... ma sono solo una minima parte
dell'universo di acronimi.
A loro, ai più "piccoli" sidacati, spettano solo i permessi, che ovviamente hanno anche le sigle grandi. I permessi sono autorizzati di volta in volta in proporzione agli iscritti dagli enti datori di lavoro; ne esistono di due tipi: aziendali - per le rsu, cioè i rappresenti eletti dai colleghi - e nazionali, per i segretari delle varie sigle, calcolati dal
Ministero della funzione pubblica. Oggi un dirigente di
un sindacato bello grosso, la Uil ad esempio, sommando le ore di permesso ha diritto a circa un giorno al mese lontano dal posto di lavoro: da settembre la metà. E si litiga per stabilire a chi tocca. Ma quanti sono che usufruisono dei permessi? Bella domanda, gli archivisti stanno contando da settimane.
© RIPRODUZIONE RISERVATA