Molesta alunne delle medie
sospeso un bidello

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Domenica 1 Settembre 2013, 02:04 - Ultimo aggiornamento: 11:22
L’accusa pesantissima e suona cos: violenza sessuale su minori.

Il luogo in cui è stato consumata dovrebbe assicurare sicurezza e rispetto perché sono due aspetti fondamentali tra le mura della scuola. E invece l’ultimo scandalo in materia di molestie sessuali arriva proprio dalle parti dei luoghi dell’istruzione, da una scuola tra Perugia e Assisi che non viene resa nota per motivi di privacy.

A finire sotto accusa è un operatore di questa scuola media, una persona che dovrebbe essere una garanzia e invece pare non lo sia stata. Si tratta di un bidello, classe 1957, ora sospeso per due mesi dal lavoro perché avrebbe molestato alcune alunne. L’uomo avrebbe usato le mani senza rispetto toccando loro il sedere.

La vicenda risale a qualche giorno fa ed è emersa quasi per caso: sopra una lavagna luminosa in cui avrebbero dovuto comparire formule matematiche era comparso invece un sito porno. Da questo episodio è partita una indagine interna condotta direttamente dalla preside. E’ proprio in questa occasione che sono emerse le prime verità e le prime accuse: alcune alunne della scuola media hanno confessato alla preside che il bidello le aveva molestate toccando loro le parti intime. Immediatamente la preside ha segnalato la cosa all’autorità giudiziaria. E l’indagine portata avanti dai carabinieri del reparto operativo insieme a quelli della compagnia di Assisi ha permesso di raccogliere elementi che hanno portato il titolare dell’inchiesta, il procuratore capo Giacomo Fumu a chiedere una misura cautelare al gip Carla Giangamboni. La misura cautelare, eseguita all’inizio della settimana, consiste nella sospensione per due mesi dal servizio, quindi con la relativa interruzione dello stipendio. Ora sarà il proseguo dell’inchiesta giudiziaria a stabilire se il fascicolo diventerà processo. Resta infatti da ascoltare non solo la posizione del bidello, ma anche le denunce delle ragazze per arrivare a formulare un’accusa con cui chiedere il rinvio a giudizio.