La denuncia di una mamma:
«Diagnosi sbagliata e poi
a scuola niente sostegno»

La denuncia di una mamma: «Diagnosi sbagliata e poi a scuola niente sostegno»
di Nicoletta Gigli
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Venerdì 18 Dicembre 2020, 09:55

TERNI Francesco si sente rifiutato. Non è mai stato sostenuto anche se a scuola ci sono due insegnanti di sostegno e un’operatrice dedicati solo a lui. Di recente ha pure rischiato una denuncia per molestie nei confronti di una compagna di classe perché le inviava i cuoricini su whatsapp ed ora non vuole più andare a scuola. Mamma Claudia racconta con grande sofferenza il calvario di suo figlio. Francesco ha 16 anni e una diagnosi di ritardo mentale medio-lieve manifestato da piccolissimo, con difficoltà relazionali e nel linguaggio. Il primo grande scoglio alle elementari.
Fu scambiato per autistico e nonostante non manifestasse autismo dovemmo affrontare una situazione pesante perché mio figlio veniva portato fuori dalla classe insieme ad un bambino autistico grave. Fummo costretti a chiedere aiuto ad un legale per consentirgli di tornare in classe, che per lui era un momento di relazione irrinunciabile.
La mamma l’ha seguito con amore e dedizione e, fino alle medie, è riuscita a farlo stare al passo con gli altri compagni. Poi, colpita da una grave patologia, è stata costretta ad un lungo ricovero in ospedale e per Francesco le difficoltà sono aumentate giorno dopo giorno. L’anno scorso l’ingresso alla scuola superiore, dove all’inizio c’era una grande disponibilità a lavorare perché Francesco non si sentisse escluso. Per lui anche due insegnanti di sostegno. L’equilibrio si è spezzato quando ci convocò la scuola per annunciare comportamenti poco consoni di mio figlio nei confronti di una compagna di classe. Quel giorno fu minacciata una denuncia per molestie sessuali perché la compagna lamentava il fatto che Francesco la guardasse e le inviasse cuoricini nella chat di classe. Ho cercato di mantenere la calma, spiegando che forse era il caso di parlare con i compagni per far capire il disagio di mio figlio, che non è di certo un ragazzo di cui avere paura o un molestatore”. Claudia viene a sapere dai dirigenti scolastici che le famiglie sarebbero ancora intenzionate a fare denuncia. E viene invitata a sgridare suo figlio per quei messaggini affettuosi. 
La sua reazione psicologica ed emotiva è stata molto pesante.

E’ dovuto ricorrere ai farmaci ed ora rifiuta di continuare a frequentare le lezioni”. Per Francesco una vita tutta in salita: “Non sono riusciti a integrarlo, è stato ignorato, isolato, mai invitato ai compleanni e il primo giorno di scuola nessuno l’ha salutato. Non c’è una sola persona che sia dalla sua parte. Se continuerà ad andare a scuola prenderà un diploma senza valore legale. Per lui è stata assunta anche un’operatrice senza che siano stati attivati i laboratori previsti per persone con disabilità nel periodo della didattica a distanza.

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