Scuola di italiano, accoglienza e ambulatorio: la rete solidale per i profughi ucraini della Comunità di Sant'Egidio di Terni

Scuola di italiano, accoglienza e ambulatorio: la rete solidale per i profughi ucraini della Comunità di Sant'Egidio di Terni
di Beatrice Martelli
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Martedì 19 Aprile 2022, 04:20

TERNI           Quelle che fuggono dall’Ucraina sono famiglie a metà, composte di madri e figli, nonne e zie; lasciano gli uomini in patria, sotto le armi, e si affidano qui ad altri pezzi di famiglia e alle associazioni che fanno della solidarietà il loro obiettivo, una rete di di salvataggio che agisce ferma, ma con delicatezza. La dottoressa Maria Grazia Proietti racconta l’operato della Comunità di Sant’Egidio della Diocesi di Terni, Narni, Amelia, che si condensa nei due servizi di ambulatorio medico e della scuola di italiano. La commuovono gli sguardi, tristi ma determinati, delle persone che ricevono gli aiuti: e se anche non sono propense ad aprirsi, nei loro occhi colpisce dietro alla gratitudine l’immensa dignità. «Il servizio della Comunità di Sant’Egidio è attivo insieme alla Caritas, al Comune e alla rete di aiuti che già funzionava per la pandemia. A causa degli eventi gravi degli ultimi mesi, purtroppo, c’è stato bisogno di cominciare a occuparci anche delle vittime della guerra, riattivando il tavolo istituzionale a livello di associazione che già c’era. Per la scuola di italiano, abbiamo formato tre gruppi, uno con i bambini fino a dieci anni, uno per gli adolescenti e uno per le donne; sono attivi per circa 30 persone già da quattro settimane. La comunicazione e la salute sono gli obiettivi primari da raggiungere: in quest’ottica è prezioso il lavoro dei volontari che fanno gli insegnanti, che si propongono come mediatori o che fanno ambulatorio, resisi disponibili con gentilezza e passione» spiega Maria Grazia Proietti. «Tutto ciò è forte emotivamente: sono tutti intenzionati a tornare a casa, prima o poi, ma tutti si mettono in gioco con serietà e maturità, anche i più piccoli» racconta. «E se le immagini alla tv sconvolgono, non sono da meno le parole e i disegni dei bambini, che parlano di quello che lasciano e di quello che trovano. C’è chi è triste di aver lasciato il gatto, chi le maestre, chi il padre. C’è la bambina di 5 anni che non parlava, perché conosceva solo il russo e aveva intuito il pericolo. C’è l’anziana signora con le allucinazioni. E poi c’è la macchina della solidarietà, l’immenso servizio delle famiglie ucraine che accolgono i conterranei, o il ragazzo che dal giovedì alla domenica fa la spola tra Italia e Polonia con i rifornimenti, o la bambina, figlia di una delle volontarie, che si è unita al gruppo degli adulti, facendo amicizia con i nuovi arrivati». E conclude: «Per il futuro, si prospetta l’apertura di un’altra scuola di italiano a Stroncone, sempre in collaborazione con Caritas, su richiesta del comune. Quel che si può fare si fa: ci piace chiamarci “piccoli artigiani della pace”».

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