Scuola choc, 800 bidelli a rischio licenziamento sotto le feste di Natale

Scuola choc, 800 bidelli a rischio licenziamento sotto le feste di Natale
di Remo Gasperini
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Mercoledì 24 Novembre 2021, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 08:25

PERUGIA Oltre ottocento posti di lavoro che saltano, classi affollate che rimangono tali, fila dei precari che rimane lunga, stipendi dei 17mila lavoratori della scuola tra docenti e Ata fermi da tre anni. Questi solo alcuni dei temi alla base della protesta dei sindacati della scuola Cgil, Uil, Snals e Gilda (stavolta non c’è la Cisl) che anche in Umbria, visto l’ultimo tentativo di mediazione con il governo andato a vuoto, si apprestano a inasprire l’azione di protesta fino a ipotizzare lo sciopero. «I grandi investimenti per la scuola promessi dal governo in questi lunghi mesi di pandemia, che hanno visto il personale docente e Ata impegnato in prima linea, non ci sono. - hanno detto Domenico Maida (Flc Cgil), Lucia Marinelli (Uil Scuola), Annarita Di Benedetto (Snals) e Patrizia Basili (Gilda) – Una situazione frustrante visto che nel Patto per la scuola di maggio 2021 il Governo si era impegnato a stanziare apposite risorse aggiuntive per colmare almeno in parte l’enorme divario retributivo che c’è tra i dipendenti della scuola e quelli di tutto il resto della pubblica amministrazione (mediamente circa 300 euro), per non parlare del confronto impietoso con il resto d’Europa».

Non solo stipendi «da adeguare con numeri a tre cifre – hanno detto - e non con gli 85 euro lordi previsti», ma anche provvedimenti di adeguamento degli organici del personale sia docente che Ata: «La realtà è che sulla scuola in questi mesi si è fatto molto ”bla bla bla” per dirla con Greta - hanno aggiunto i sindacati - poi però non si affronta il problema delle classi numerose, non c’è nulla sul superamento del precariato e viene bloccata per legge la mobilità dei docenti e dei dirigenti.

Per non parlare della mancata proroga degli organici covid per il personale Ata che rappresenterà già da gennaio un problema enorme». Ed è proprio su quest’ultimo punto che hanno pigiato molto i rappresentanti delle sigle sindacali. Per l’Umbria parliamo di 831 lavoratrici e lavoratori ai quali, proprio sotto l’albero di Natale, il 31 dicembre scadrà il contratto a differenza dei 420 docenti aggiunti con l’organico Covid il cui contratto è stato prorogato fino al termine dell’anno scolastico. «In termini occupazionali è come se chiudesse una grande fabbrica - hanno concluso Maida, Marinelli, Di Benedetto e Basili - ma oltre a questo dramma ci sono le scuole che inevitabilmente andranno in grande difficoltà, perché quel personale serve, tanto più ora che, come stiamo vedendo, la pandemia rialza la testa anche dentro i nostri istituti». E il riferimento era alla scuola perugina di Cenerente (31 bambini e due insegnanti positivi con il plesso chiuso per almeno sette giorni) che ha seguito di qualche settimana quella di Palazzo di Assisi. Tutti aperti, si diceva, anche gli altri problemi di organico relativo ai docenti che invece secondo i sindacati dovevano essere risolti dalla legge finanziaria così come le classi pollaio. «Sono anni - è stato sottolineato – che chiediamo la stabilizzazione del personale precario non con i concorsi, che si risolvono con dei quiz, ma sulla base del servizio, dell’esperienza sul campo. Docenti che insegnano da tre anni e anche più hanno tutti i titoli per lasciare il precariato. Nel sostegno, in particolare, anche quest’anno sono stati assegnati quasi 2mila incarichi annuali e la caccia ai supplenti ancora continua con la ottava chiamata.

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