Sballo, allarme giovani: «Primo drink a 10 anni»

Sballo, allarme giovani: «Primo drink a 10 anni»
di Nicoletta Gigli
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Mercoledì 22 Settembre 2021, 09:13

TERNI Ottanta ragazzi under 21 sono finiti al pronto soccorso dell'ospedale dopo aver abusato di alcol e stupefacenti. Trenta di loro hanno meno di 18 anni. Numeri che si riferiscono agli accessi di dodici mesi e che non possono lasciare indifferenti. «Oggi tutto è più complicato perché sono in circolazione troppe sostanze di cui non si conosce la composizione - dice Giorgio Parisi, direttore della struttura complessa pronto soccorso e accettazione dell'ospedale. Le droghe comuni vengono tagliate con sostanze che amplificano gli effetti e spesso gli stessi ragazzi non hanno idea di cosa abbiano assunto».
Ad allarmare anche i numeri che arrivano da Federica Celi, direttore della struttura complessa di pediatria: «La fascia d'età più a rischio è quella dell'adolescenza. Dai 10 ai 15 anni si comincia con l'abuso di alcol e tabacco, a 12 anche di cocaina - dice Federica Celi. Tra i 15 e i 17 anni si colloca l'assunzione di hascisc e marijuana e dai 17 anche di eroina ed ecstasy. Se i dati epidemiologici Istat ci confortano per una lieve riduzione dell'uso di stupefacenti negli ultimi anni per i maschi, quello che ci preoccupa è l'aumento delle ragazze che abusano di alcol e droga. Una situazione che potrebbe peggiorare perché nel periodo del covid c'è stato un crollo neuropsichiatrico degli adolescenti».
Il tema dell'uso delle sostanze nell'età evolutiva oggi è al centro di un convegno che vede a confronto esperti dell'azienda Usl Umbria 2 e dell'azienda ospedaliera di Terni. Che analizzeranno tutti gli aspetti del fenomeno con l'obiettivo di riconoscere i principali sintomi e allarmi rispetto all'uso di sostanze in età evolutiva e analizzare e favorire la massima diffusione della conoscenza dei protocolli, delle procedure e linee guida necessari ad una buona programmazione e gestione delle dinamiche dei servizi. «Nella mia esperienza nel settore dipendenze l'intervento di rete che mette assieme più competenze è il più efficace - sottolinea Augusto Pasini, responsabile dei servizi di neuropsichiatria infantile e dell'adolescenza. Proporrò che si crei la possibilità di un coordinamento tra chi opera in questo delicato settore nel campo sanitario, sociale, delle forze ordine e della magistratura, che debbono parlarsi per integrare gli interventi di prevenzione».
In ospedale è già attivo un percorso alternativo grazie al progetto Lucignolo: «Il pronto soccorso non è la panacea dei mali della comunità - sottolinea Giorgio Parisi - e per questo abbiamo tentato un percorso che, attraverso l'aiuto degli psicologici ospedalieri, ci consente di comunicare con la rete territoriale perché ogni caso va seguito al di là dell'emergenza ed ha le sue peculiarità da gestire». Federica Celi è convinta che «i ragazzi, con il pediatra di base presente solo in Italia, sono fortunati perché con visite regolari i disagi potrebbero essere intercettati sul nascere». L'appello di Parisi è rivolto ai ragazzi: «Non dovete aver paura di venire al pronto soccorso se avvertite effetti importanti dopo l'assunzione di sostanze, di accompagnare un amico, di dire cosa avete preso. Nel trattamento in ospedale viene garantita la massima riservatezza».
 

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