Il primario Pardini: «A Terni sanità sempre più debole,
un errore non fare i tamponi a chi lavora in Ast»

Il primario Pardini: «A Terni sanità sempre più debole, un errore non fare i tamponi a chi lavora in Ast»
di Vanna Ugolini
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Mercoledì 27 Maggio 2020, 15:21 - Ultimo aggiornamento: 22:47

Quando ha visto la notizia - l’aula di Palazzo Cesaroni ha approvato una mozione che impegna la Giunta regionale ad “inserire nel piano sanitario regionale la previsione di una struttura di emodinamica e di cardiologia interventistica nell’ospedale di Orvieto al fine di sviluppare le potenzialità del presidio e venire incontro alle nuove esigenze di tutela della salute del territorio circostante” - non ha resistito ed è saltato sulla sedia. Alessandro Pardini, già primario di Cardiochirurgia a Terni, ora al lavoro tra Brescia, Roma e Terni, ma anche un appassionato di politica (è stato parlamentare dell'Ulivo e ultimamente candidato a fare il segretario del Pd di Terni, per poi andarsene sbattendo la porta), è ancora legato alla città dell'acciaio. 
«Si continua ancora con questa sanità dei campanili, con questo concedere reparti senza una visione complessiva della sanità. E' cambiato il governo ma la mentalità resta sempre la stessa. E dire che l'assessore alla Sanità viene dal Veneto»
Quindi lei dice che non servono reparti di alta specialità sparsi sul territorio e vede un solo ospedale per l'alta specialità ?
«Sarebbe interessante provare ad immaginare non più mega strutture generaliste, ma Ospedali hub esclusivamente dedicati alle alte specialità, di medie dimensioni, con personale altamente qualificato e con dotazioni tecnologiche al top. Invece si continua a usare la sanità per trovare consenso politico»
Durante il Covid gli ospedali di Narni e Amelia non sono stati utilizzati.
«Manca una regia. Accanto all'ospedale specializzato dovrebbero riorganizzarsi i tanti piccoli ospedali spoke, diffusi sul territorio dedicati alla gestione delle patologie più comuni e alle riabilitazioni, dove si integrino i medici di famiglia con gli ospedalieri, così da poter gestire insieme brevi fasi di cure ospedaliere integrate poi con quelle domiciliari, fase, questa domiciliare, in cui potrebbero giocare un ruolo fondamentale anche le sempre più competenti nuove professionalità sanitarie: il territorio ternano, che necessita di una riorganizzazione ospedaliera, si presterebbe a questo tipo di struttura».
Invece il territorio ternano continua a perdere valore e peso politico. L'altro giorno un'ambulanza ci mette un'ora ad arrivare per soccorrere una signora anziana, grazie alla centralizzazione del 118. Le decisioni su Ast le stanno prendendo persone che non sono di Terni.
Pur essendo Terni il maggior polo industriale della regione, su nessun lavoratore del privato è stato fatto un controllo del Covid, ad accezione di Alcantara, dove i test sono stati fatti d'iniziativa dalla proprietà. Per averli, visto come è andato nel nord dell'Umbria, gli operai dovrebbero farsi coinvolgere in una rissa. 
«Questo è un errore gravissimo. L'associazione degli industriali di Brescia ha imposto una indagine sierologica ai dipendenti che rientravano al lavoro. Poi quelli positivi sono stati sottoposti a tamponi. E' emerso che circa il 2,5 per cento del campione era positivo al Covid e ancora potenzialmente contagioso. E' stato in grave errore non farlo a Terni, un altro segnale della mancanza di peso politico e di visione per una città sempre più impoverita»

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