Sangemini, la proprietà chiede la ristrutturazione
I sindacati: «Un pretesto, mancano gli investitori»

Sangemini, la proprietà chiede la ristrutturazione I sindacati: «Un pretesto, mancano gli investitori»
di Aurora Provantini
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Martedì 3 Novembre 2020, 19:23 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 13:10

«Ma quale ristrutturazione!» Gli stabilimenti di Sangemini e Amerino hanno bisogno di un piano di rilancio da parte della proprietà, non di pretesti per non agire. Ci si domanda dove siano finiti gli investitori annunciati da tempo da Massimo Pessina, amministratore delegato di Ami (Acque Minerali d’Italia). Durante l’incontro svolto in video conferenza lunedì 2 novembre, sotto la cabina di regia del Mise, tra organizzazioni sindacali di Fai, Flai e Uila, Rsu di Sangemini, e azienda, l’avvocato Riva, intervenuto per Ami, ha dichiarato: «i siti produttivi del nord Italia non avranno bisogno di riorganizzazioni produttive, mentre i siti di Sangemini e di Gaudianello necessiteranno non solo di investimenti di tipo produttivo e commerciale, ma anche di una ristrutturazione aziendale». Per i sindacati si tratta di una provocazione, peraltro rispedita al mittente, che lascia intendere quanto Ami sia distante dall'idea di piano indistruale. Sangemini e Gaudianello di Melfi sarebbero gli unici siti del gruppo ad aver bisogno di interventi: «una strategia tesa a dividere i lavoratori, tra chi è salvo e chi no». «L’operazione non riuscirà - promettono Flai, Fai e Uila - perché anche i lavoratori e i sindacati dei siti del nord Italia vogliono l’unità». «Queste adichiarazioni sono state fatte perché non è stato trovato un investotore, senza il quale diventa impossibile pensare concretamente ad un piano». Per quanto riguarda la situazione dei siti umbri, tutti (proprietà, lavoratori, sindacati) ricordano che è stato firmato un accordo nel 2018 per il quale il gruppo si era impegnato a fare investimenti, che non sono stati stati fatti. Le tre sigle sindacali rifiutano la spaccatura del tavolo. «Non accettiamo provocazioni e non siamo disponibili a fare ulteriori sacrifici a fronte dell’incertezza totale. Rimandiamo al mittente il messaggio e ribadiamo che il territorio umbro non può permettersi altre vittime di gestioni aziendali scellerate» . «Concludendo – riportano in una nota Rsu e sindacati - si denuncia la scorrettezza della gestione aziendale, senza alcuna novità, che va a peggiorare una situazione di tensione sociale già altissima. Le tanto attese risposte dovrebbero essere comunicate in un incontro programmato per il 14 dicembre, sempre al Mise».  Il 3 novembre i lavoratori si sono riuniti  in assemblea. Insieme alle organizzazioni sindacali umbre hanno deciso di intraprendere un percorso a tutela dell’occupazione (verificando l’opportunità di un’azione di responsabilità nei confronti dell’azienda) e di aderire allo sciopero proclamato a livello nazionale per il 12 novembre,  nel rispetto delle normative anti Covid-19. 
 

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